La vita difficile della scuola, da tagliare
nelle finanziarie e rilanciare sotto elezioni

Sara Battista* da Pontediferro, 10.2.2013

Per stare al passo coi tempi, la polemica politica si sposta dai salotti televisivi ai social network. Cambiano i mezzi, ma il confronto rimane sempre molto acceso. E' questo il caso delle recenti dichiarazioni rese su twitter da Monti e da Bersani a proposito della scuola. Più che di cinguettii si tratta per i due leader politici di veri e propri ruggiti, che alzano il tono polemico su una futuribile riforma dell'istruzione.

A pochi giorni fa risale lo scontro sulla scuola, che si è aperto con l'attacco alle interminabili vacanze estive di alunni e professori. "Le vacanze estive durino solo un mese", questo il monito del Professore, che ha scatenato un pesante coro di no. Una notizia immediatamente smentita da Mario Sechi, responsabile della campagna elettorale di Scelta Civica, movimento che appoggia Monti. Il martedì successivo il Professore si è fatto sentire nuovamente, sempre via Twitter: "Ma chi ha mai parlato di taglio delle vacanze scolastiche???". Poi il contrattacco di Bersani, sempre sul social network: "Prima di parlare di allungare o accorciare le vacanze estive, teniamo le scuole aperte tutto il giorno per attività didattiche. Le scuole devono stare in piedi".

Perché ancora una volta si cerca di rastrellare voti con il populismo orientando l'opinione pubblica verso l'idea che la scuola, colpevole di non fare abbastanza, debba allungare il servizio? Tutti d'accordo nello scaricare le responsabilità sui professori che lavorano poco e fanno troppe vacanze? La soluzione è sempre intervenire sulla quantità piuttosto che sulla qualità incrementando le risorse? Di pochi mesi fa è stata la proposta del governo Monti di innalzare l'orario dei docenti a 24 ore, scaricando il peso dell'inefficienza della scuola sui docenti "fannulloni".

Le scuole non stanno in piedi e non in senso metaforico! Ma prima o poi la corda a furia di tirarla si rompe, come è già successo più volte: il 12 dicembre scorso è crollato il solaio della scuola dell'infanzia Martin Luther King di Ciampino, ferite una maestra e una bambina; il 15 dicembre 4 feriti, due maestre e due bambini, per il crollo dell'intonaco dal soffitto in un istituto comprensivo di Cardito, in provincia di Napoli; il 18 gennaio in un'aula delle elementari di Cascina Grassi di Casatenovo in provincia di Pordenone, si è staccato parte dell'intonaco, i calcinacci hanno investito due alunni. Non è un bollettino di guerra, e neppure facile allarmismo, è quello a cui si va incontro ogni giorno varcando la soglia di una scuola pubblica. Vogliamo investire nell'edilizia scolastica e a più ampio respiro nella formazione? La proposta di Bersani, di impegnarci alcuni miliardi di euro, sembra finalmente raccogliere un po' gli allarmi che la cronaca ha ripetuto.

Monti si è dissociato dalla polemica sulla scuola anche al Tg5: "Non so come sia nata la storia delle vacanze. Di tagli sono stato costretto a farne tanti, ma questa cosa delle vacanze non mi è mai passata per la mente". Ma allora chi ha lanciato questo dibattito? Ora avere una risposta comporterebbe sicuramente troppi rischi d'immagine. Il Professore, ospite stavolta di ‘Nove in punto' su Radio24, ha speso parole di elogio per la categoria dei professori, andando a cercarne, però, gli esempi oltre confine: "L'obiettivo finale è quello di dare grande rispetto sociale a chi dedica la sua vita alla scuola come insegnante. In Finlandia, ad esempio, la scuola elementare è molto avanzata e giova moltissimo alla competitività del Paese, gli insegnanti sono considerati una categoria sociale particolarmente rispettata, perché si occupano dei nostri figli, perché creano il nostro futuro". Ma alla domanda se l'obiettivo fosse quello di aumentare gli stipendi dei docenti, Monti ha risposto: "Non vogliamo comprare la soddisfazione degli insegnanti, vogliamo migliorare la scuola in modo che siano anche loro più orgogliosi di lavorarci".

Nel dibattito politico si è inserito anche il leader di Sel Nichi Vendola, replicando alle parole del premier uscente: "Monti ha fatto una serie di battute infelici sulla scuola. È andato in Finlandia, ma evidentemente non frequenta le scuole italiane. Da noi c'è un incredibile problema che riguarda la messa in sicurezza delle scuole. E poi abbiamo gli insegnanti peggio pagati del mondo". Nel suo programma Vendola definisce la riforma che si è "abbattuta" sulla scuola pubblica negli ultimi anni come una controriforma, "cioè il più grande tentativo di distruzione del sistema di formazione pubblica e di demonizzazione degli insegnanti". In esso si legge che "le leggi finanziarie degli ultimi anni hanno utilizzato le risorse della scuola per fare cassa".

Se si dedica un po' di tempo alla lettura del mare magnum dei programmi politici dei principali partiti e movimenti, si possono trovare ottimi spunti da cui partire, salvo poi naufragarci dentro! Ora, sotto elezioni, sembrano tutti interessati a salvare il vascello alla deriva, anche chi ne era il timoniere fino a poco tempo fa. Così investire diventa la parola chiave, dopo un periodo di magra così lungo. Dal canto nostro possiamo solo augurarci che sia finita questa triste stagione della scuola italiana e di poter finalmente pensare ad un'istruzione che sia cuore e motore pulsante di un sistema educativo in evoluzione. Una scuola attrezzata per le nuove sfide poste dalla società della conoscenza, sul piano organizzativo, finanziario e infrastrutturale e non un pozzo da cui attingere risorse da investire altrove.


*Insegnante