Elezioni/3. Spendere di più:
(quasi) tutti d’accordo, ma come?

da TuttoscuolaNews, n. 575 25.2.2013

Sulla necessità di spendere di più nel campo della Education (istruzione scolastica e universitaria, formazione professionale, ricerca) sono quasi tutti d’accordo, perfino alcuni dei protagonisti, o comunque dei corresponsabili, dei poderosi tagli inferti alla spesa del settore nella legislatura testè conclusasi, peraltro in parte iniziati anche nella precedente.

Su come utilizzare le eventuali risorse finanziarie aggiuntive c’è invece molta confusione. Per alcuni esse dovrebbero essere prioritariamente utilizzate non solo per stabilizzare il personale precario ma per invertire la tendenza alla riduzione degli organici perseguita in questi ultimi anni. In questa ottica dovrebbero essere aumentate le istituzioni scolastiche autonome con il relativo personale dirigente e di segreteria, diminuito il numero di allievi per classe con il conseguente aumento del fabbisogno di personale docente e non, accresciuto il numero degli insegnanti di sostegno e così via.

Va detto con chiarezza che se le risorse aggiuntive fossero utilizzate in questo modo avremmo certamente un consistente aumento della spesa corrente, ma che non si tratterebbe di per sé di un investimento. Per parlare di investimento occorrerebbe che le risorse aggiuntive fossero utilizzate per migliorare la qualità del sistema educativo, di cui quelle sopra citate sono soprattutto delle pre-condizioni, non sufficienti a garantire il risultato. Limitandoci al settore scolastico (un ragionamento analogo va fatto per università e ricerca), sarebbero di investimento, per esempio, le spese sostenute per:

1) realizzare iniziative sistematiche e periodiche di formazione in servizio obbligatoria;

2) introdurre una diversificazione nella carriera (e quindi nella retribuzione) del personale scolastico, in proporzione all’impegno che si intende profondere;

3) potenziare i sistemi di valutazione;

4) sviluppare la ricerca di base e applicata, anche nella forma della ricerca-azione, sull’innovazione educativa;

5) rafforzare la comunicazione orizzontale tra le scuole e la diffusione delle buone pratiche;

6) utilizzare al meglio le risorse umane e tecniche disponibili, attraverso una riorganizzazione delle condizioni di lavoro funzionale al miglioramento del servizio offerto;

7) migliorare la qualità degli ambienti (aule, laboratori, attrezzature) nei quali si svolge l’apprendimento;

8) promuovere e sostenere anche con incentivi gli interventi nelle scuole a rischio.

Solo con misure di questo genere si potrebbe avere (e misurare) un valore aggiunto, un ritorno sull’investimento in termini di miglioramento della qualità e dell’equità del nostro sistema scolastico. Altrimenti le (sempre eventuali) risorse aggiuntive rischierebbero di essere in buona parte inefficaci. Un aumento della percentuale della spesa per l’istruzione sul PIL sarebbe utile a migliorare la situazione attuale. Ma sarebbe un’occasione sprecata (tenuto conto dell’onere che comporterebbe) se poi la scuola restasse la stessa.