Valutazione sì, ma senza Invalsi
É la proposta contenuta nel documento «La
valutazione: un tema cruciale, Emanuela Micucci ItaliaOggi, 5.2.2013 Una consultazione nazionale sulla scuola in tempi rapidi, con scadenze certe, per istituire un sistema nazionale di valutazione condiviso, dal forte valore politico. Abbandonando le prove Invalsi come «l'unico strumento per procedere alla valutazione tour court del sistema scolastico, degli istituti, dei docent». É la proposta contenuta nel documento «La valutazione: un tema cruciale, un impegno condiviso», pubblicato da 9 associazioni del mondo della scuola. Da Proteo Fare Sapere al Movimento di cooperazione educativa, passando per gli insegnati del Cidi e della Fnism, fino a Legambiente Scuola. Ma ci sono anche i maestri cattolici del'Aimc accanto all'associazione Per la scuola della Repubblica. E i genitori democratici del Cdg con l'Unione degli studenti. Tutti a sottoscrive un documento per promuovere «un sistema di valutazione funzionale alla piena attuazione del diritto all'istruzione, che responsabilizzi i livelli istituzionali e i decisori politici, che attivi il coinvolgimento di tutti i soggetti che interagiscono con il sistema, che supporti le scuole nei processi di miglioramento». Superando localismi e ideologie sulla valutazione, «tema strategico nelle politiche di sviluppo sociale, educativo ed economico del nostro Paese». Occorre, però, prima sgombrare il campo da una «trappola culturale»: valutare non significa né meritocrazia né premialità. Né un apparato tecnico valutativo riesce da solo ad attivare processi di miglioramento del sistema di istruzione e formazione, senza la valorizzazione professionale, la riforma degli organi di governo della scuola, investimenti finanziari. Le associazioni, allora, auspicano che si dia vita a una consultazione nazionale sulla scuola, articolata nei diversi territori e con gli esiti discussi in parlamento. Così da enucleare anche gli elementi normativi portanti di un sistema nazionale di valutazione articolato e coordinato a più livelli. Da una parte, la verifica costante degli interventi politici e istituzionali sul sistema educativo. Dall'altra, la valutazione di sistema, possibile solo dopo la definizione dei suoi livelli essenziali di qualità da parte del Parlamento. Mentre nella valutazione delle scuole, intesa «come dialettica tra valutazione esterna e autovalutazione», interverranno non solo operatori della scuola, genitori e studenti, ma anche enti locali e realtà associative del territorio. In merito alla valutazione formativa degli alunni, denunciano le associazioni, le prove nazionali inserite negli esami conclusivi«pesano in modo distorto ed esagerato» sugli esiti del percorso individuale. Non solo. Le rilevazioni internazionali dimostrano che non c'è alcun bisogno che le prove Invalsi standardizzate, «un utile strumento per una rilevazione nazionale degli apprendimenti», siano svolte su base censuaria. Inoltre, una valutazione di sistema «deve occuparsi anche dei processi che determinano quegli esiti». La valutazione degli operatori della scuola (dirigenti, docenti e personale Ata) dovrà definirsi all'interno del contratto nazionale del lavoro. Mentre a garantire il supporto tecnico e scientifico ai processi valutativi sarà un ente terzo. |