La scuola nell'agenda politica

Pasquale Almirante, La Sicilia 3.2.2013

Si è svolto ad Acicastello il 31 gennaio un convegno, promosso dalla Gilda degli insegnanti, per capire quali impegni i partiti politici possono prendere per la scuola. Scuola che è stata martirizzata, prima da Gelmini e da Tremonti, e poi da Profumo e Monti, impoverendola e implementando concorsi dispendiosi, inutili e fomentatori di discordie.

Per l'occasione sono arrivate dai rispettivi "politburo" nazionali Elena Centemero, del Pdl, e Francesca Puglisi, del Pd. Superfluo sottolineare la grande presenza di docenti, personale Ata e precari, ai quali non è parso vero di confrontarsi sul tema delicato dell'istruzione, considerato pure che il dibattito, in questa campagna elettorale, si sta incentrando su tasse e contro tasse, scordando che la Nazione risuscita solo se i suoi cittadini hanno "tassi" di cultura elevati.

Se per un verso il Pd, con Sel, ha al suo attivo un programma robusto sull'istruzione, con cui risponde su tutte le questioni più controverse e delicate (precariato, arruolamento, formazione, finanziamenti, aggiornamenti ecc.), il Pdl conta su pochi punti e in modo particolare su due: la chiamata diretta dei docenti da parte delle scuole e il finanziamento alle scuole paritarie, mentre, diceva Centemero, non prevede altri tagli e, se occorreranno fondi, attingerà da altri ministeri. Il tema principale tuttavia resta un altro, perché l'alleato del Pdl, la Lega, pretende anche l'abolizione del valore legale del titolo di studio e il finanziamento alle scuole paritarie che, come diceva Centemero, al Nord funzionano bene, contrariamente alle dolorose denunce di tanti docenti siciliani.

La coalizione del centrodestra dunque, in fatto di scuola, pare non tenere in alcun conto né la protesta di studenti e docenti, precari e no, dell'autunno scorso, contro la chiamata diretta dei professori da parte delle scuole e i finanziamenti alle scuole paritarie, né il rifiuto unanime, al sondaggio del Miur, relativo all'abolizione del valore legale del titolo di studio. La Lega giustifica questa ultima proposta perché al Sud i diplomi e le lauree sarebbero più facili, deprimendo quindi i sacrifici dei padani che sarebbero penalizzati nei concorsi da diplomati e laureati meridionali, meno preparati ma con voti migliori. Non conosciamo il programma sulla scuola degli alleati siciliani del Pdl, ma forse gioverebbe capire cosa pensano di tale presunta supremazia.