Salutare doccia fredda sull'Invalsi di Vincenzo Pascuzzi, 6.2.2013 Con garbo, cortesia, eleganza ma anche con precisione, determinazione e fermezza ben 9 associazioni (*) del mondo della scuola hanno voluto dire la loro sulla valutazione in generale e in particolare sulle prove Invalsi, che ne costituiscono l'aspetto concreto, più rilevante e controverso e che verranno riproposte nelle classi il prossimo mese di maggio. Il loro (delle 9 associazioni) documento (1) costituisce una opportuna, responsabile e utile presa di posizione sull'argomento ma anche una salutare doccia fredda sull'Invalsi stesso, sul Miur suo committente e collaboratore e su coloro che approvano e applaudono acriticamente queste prove e fanno propaganda insistente per merito, meritocrazia e loro derivati. Vediamo alcuni punti qualificanti del documento citato. 1) Viene posta la questione della non coincidenza o identificazione tra "valutazione" e "meritocrazia e premialità". Di "valutazione" si disserta appunto nel documento; "meritocrazia" è termine di moda e accattivante, ma ancora vago e non definito operativamente; "premialità" è più chiaro ma viene confuso o sovrapposto a "meritocrazia" e poi riconosciuto solo teoricamente, con promesse e poca o nessuna concretezza. 2) Viene esplicitata, focalizzata e sburgiardata l'illusione o la promessa, falsa e propagandistica, che proclamare o urlare "meritocrazia! meritocrazia!" possa, di per sé e a costo zero, migliorare la qualità della scuola e degli apprendimenti. Quasi che "meritocrazia!" fosse formuletta magica simile a “Apriti Sesamo!” (Alì Baba e i 40 ladroni persiani) o a "effetà" ("apriti" in lingua ebraica) o "salagadoola mechicka boola bibbidi-bobbidi-boo" (Cinderella di Walt Disney). Infatti una (o l'unica) interpretazione possibile della merito-mania, in forma epidemica, degli ultimi cinque anni, è che il Miur volesse così creare un espediente mimetico per occultare la impossibilità o incapacità sua a migliorare la scuola e insieme addossare su altri responsabilità sue proprie. 3) Viene denunciata la pretesa auto-esaustività delle prove Invalsi e la distorsione, la alterazione che esse provocano quando sono inserite in modo forzoso negli esami conclusivi. Anche la loro effettuazione a tappeto (cioè su base censuaria) non è necessaria, non ha fondamento, è costosa (ma di costi si parla poco) per gli scopi dichiarati. 4) Il documento ribadisce la necessità di un "sistema di valutazione condiviso" da tutti i soggetti coinvolti, cioè non imposto, né arbitrario. 5) Il documento non lo esplicita, ma un sistema condiviso dovrà essere interamente trasparente, considerare e quantificare necessariamente anche i propri costi e il rapporto costi/benefici. 6) Non ha nemmeno senso il fatto che Miur e Invalsi inducano, o scatenino, ridicoli e improbabili agonismi concorrenziali, fra le varie scuole, basati su valutazioni di tipo Invalsi oppure altre e condivise. Intanto l'Invalsi ha ritenuto di replicare e ribattere subito al documento in questione con una nota (2) a firma di un componente del suo Comitato tecnico-scientifico. L'Invalsi mostra qualche disponibilità al confronto ma è rigida su altri aspetti (base censuaria, cultura della valutazione). L'importante è che la questione sia stata posta. Si auspica che ci siano occasioni e iniziative per approfondirla, dibatterla e per sciogliere l'Invalsi stesso dalla sua .... autoreferenzialità. Risulta singolare che fra i 17 componenti del "Comitato Tecnico Scientifico" (3) ci siano solamente dirigenti scolastici o del Miur o docenti universitari, nessun docente "normale", ancora operativo, nessun "amministratore" di scuola. Quasi che di valutazione possano discutere e decidere solo gli alti vertici e non gli operativi. Da verificare poi se detti componenti (sicuramente tutti qualificati) sono stati designati, cooptati o selezionati per merito.
(2) Ma fare a meno dell'Invalsi e' impossibile |