La massima pubblicità dei risultati Invalsi
rischia di innescare solo distorsioni

di L.L. La Tecnica della Scuola, 6.2.2013

Così risponde al Corrire della Sera il commissario straordinario Sestito

In un’intervista pubblicata sul sito dell’Invalsi, il commissario straordinario Dott. Paolo Sestito risponde un intervento di Roger Abravanel pubblicato sul Corriere della sera del 29 gennaio scorso, secondo il quale il deficit dell’Italia in tema di efficacia e qualità della scuola sarebbe riconducibile alla mancanza di trasparenza che caratterizza la fornitura del servizio. La soluzione – secondo Abravanel - sarebbe la pubblica diffusione dei risultati delle rilevazioni sugli apprendimenti degli alunni di ogni scuola condotte dall’INVALSI, che invece tergiverserebbe sotto pressione sindacale.

“L’INVALSI – risponde Sestito - in realtà non pubblica tali risultati per propria consapevole scelta strategica. I dati vengono restituiti a tutte le singole scuole, che possono, ma non debbono, pubblicarli”.

La ragione di questa scelta sta nel fatto che i dati intendono fornire alle scuole uno specchio tramite cui osservarsi, anche in comparazione col resto del sistema, nell’ottica di promuovere una riflessione sui possibili interventi da attuare per migliorarsi sempre di più. In altri termini, le scuole sono chiamate ad uno sforzo di autovalutazione. Ed è questo il motivo per cui – ribadisce il commissario Invalsi - le rilevazioni sono condotte in tutte le scuole, in alcuni gradi e ambiti disciplinari, e non solo in un campione di classi.

Le singole scuole possono liberamente scegliere di pubblicare i propri risultati. L’INVALSI supporta tale operazione e suggerisce alle scuole un format atto a rendere i dati più intellegibili.

“La massima pubblicità auspicata da Abravanel – conclude l’intervista - non sarebbe perciò la panacea. Oggi come oggi, rischierebbe anzi di innescare distorsioni. Si rischierebbe di inficiare la stessa qualità delle rilevazioni sugli apprendimenti: il cd cheating […] esploderebbe ove si legassero meccanicamente premi e punizioni alle rilevazioni INVALSI. Si rischierebbe poi di dare troppo peso – nel disegno delle attività didattiche – a rilevazioni riguardanti solo taluni aspetti e non esaustive di tutti gli obiettivi formativi che la scuola dovrebbe avere”.