Guida ragionata ai programmi
elettorali sulla scuola
di Pasquale Almirante La
Tecnica della Scuola, 2.2.2013
Una scuola che vuole essere di qualità ha come obiettivo quello
di accompagnare i futuri cittadini nel percorso di crescita, ponendo
gli alunni al centro della sua "mission", nel pieno rispetto
dell´art. 34 della Costituzione. Il problema è però che finora nella
stragrande maggioranza dei dibattiti televisivi di scuola non si è
parlato, come se il mondo dei ragazzi e dei giovani non esistesse e
come se l’istruzione e la cultura, con la promessa di cittadinanza
alle nuove generazioni, fosse di un mondo alieno. Anche per questo
abbiamo cercato di dare una spulciata alle varie proposte che i
partiti politici, che si candidano a governare la nazione, hanno in
animo di attuare in merito all’istruzione.
Per “Fratelli d Italia” le
proposte sono racchiuse nel cap. 13: “Costruire il futuro partendo
da scuola e università”.
In sintesi si propone di razionalizzare gli investimenti e
impiegarli per la formazione costante dei docenti e per la sicurezza
degli istituti scolastici, immaginati come poli aggregativi per il
territorio e aperti anche oltre l’orario. E poi :conseguimento dei
titoli professionali, rafforzare il legame tra sistema formativo e
impresa e rivalutare la cultura umanistica. Inoltre: meritocrazia,
valutazione, trasparenza, qualità e innovazione; autonomia
amministrativa e finanziaria delle istituzioni. Progressione della
carriera del personale docente. Istituzione del Fondo per il
prestito d’onore.
Programma lunghissimo, minuzioso e dettagliato quello di
Sel (Sinistra
Ecologia e Libertà) e quindi difficile da sintetizzare.
Tutto racchiuso nei “Quaderni della scuola”, si parte con un
excursus storico-sociologico sulla gestione del governo
Berlusconi-Gelmini-Tremonti: dai tagli, con la maschera delle
riforme epocali, ai precari, agli edifici fatiscenti, alle
umiliazioni dei professori e via dicendo. Le proposte: equiparare il
Pil nazionale a quello della media europea; e poi: tempo pieno,
lotta alla dispersione scolastica (arrivata a oltre il 20%), obbligo
fino a 18 anni, Organi collegiali democratici, edilizia scolastica,
piano pluriennale di immissione in ruolo dei precari, regole certe
di reclutamento, aggiornamento dei docenti, nuovi nidi pubblici per
almeno il 30% dei bambini fino a tre anni, unificazione dei cicli
liceali e tecnico-professionali (biennio comune), valutazione delle
scuole affidata ad un ente autonomo; diritto allo studio, borse di
studio, forme di reddito indiretto. In pratica Sel intenderebbe
ripartire da dove si è fermato l’ex ministro Tullio De Mauro e
riprendere in esame il “Quaderno bianco sulla scuola” del 2006 e che
rimane l’unico studio serio sulla nostra Istruzione. Combacia quasi
tutto col programma del Pd.
Monotematico invece il programma della Lega
Nord: “La Lega Nord si batte da sempre per l’abolizione
del valore legale del titolo di studio”. Il motivo è tutto racchiuso
nel fatto che “Ai fini di un concorso pubblico, una laurea
conseguita a Venezia piuttosto che a Ragusa è del tutto equivalente.
Non sono invece equivalenti la qualità della preparazione, il rigore
degli studi e la serietà degli esami. Ne consegue che le votazioni
di laurea degli studenti iscritti agli atenei del Sud sono di gran
lunga più elevate di quelle ottenute dai loro colleghi che studiano
nelle università del Nord”. E siccome, dice la Lega, “nei concorsi
pubblici si favorisce chi ha le votazioni più alte, i vincitori sono
quasi sempre meridionali. Inoltre: “essendo uguale il “peso” che le
lauree hanno non si sviluppa una vera concorrenza fra Atenei”, per
cui occorre costringerle a migliorarsi se vogliono più iscritti.
Altrettanto brevi le proposte di “Fare per fermare il declino” di
Oscar Giannino.
“Occorre trovare le risorse per spendere di più in educazione e
ricerca, ma spendere meglio e più efficacemente le risorse già
disponibili. Vanno pertanto introdotti cambiamenti sistemici: la
concorrenza fra istituzioni scolastiche e la selezione meritocratica
di docenti e studenti devono trasformarsi nelle linee guida di un
rinnovato sistema educativo. Va abolito il valore legale del titolo
di studio.”
Sintetico anche il programma di “Rivoluzione
civile” di Ingroia.
“Affermiamo il valore universale della scuola pubblica. Vogliamo
garantire a tutti l’accesso ai saperi, portare l’obbligo scolastico
a 18 anni e si devono ritirate le riforme Gelmini e il blocco degli
organici. Accantonare definitivamente qualsiasi progetto di
privatizzazione del sistema di istruzione e stabilizzare il
personale precario. Libero accesso a Internet, gratuito per le
giovani generazioni e la banda larga diffusa in tutto il Paese;
“Scelta civica per Monti” apre
il paragrafo, affermando: “Bisogna prendere sul serio l’istruzione,
la formazione professionale e la ricerca”, partendo da un grado di
istruzione adeguato e competenze appropriate. Serve dunque
rimotivare gli insegnanti e il loro contributo riconosciuto,
investendo sulla qualità. Autonomia delle scuole, responsabilità,
completare e rafforzare il nuovo sistema di valutazione centrato su
Invalsi e Indire. Incentivazione dei dirigenti scolastici e degli
insegnanti (attraverso un premio economico), ridurre il tasso di
abbandono e un servizio di orientamento scolastico e professionale.
Promuovere l’edilizia scolastica.
Ai 13 punti del paragrafo ‘Scuola, università e ricerca’ ne vanno
aggiunti altri tre, inseriti nel paragrafo Famiglia, relativamente
alle proposte del PDL.
Si inizia col prestito d’onore – credito allo studio e poi si
continua con: “Autonomia delle scuole nella scelta degli insegnanti,
negli organici e nella gestione efficiente dell’offerta scolastica e
formativa”. Questo è il punto centrale della proposta del partito di
Berlusconi e che è stato pure l’oggetto principale degli scioperi
dei ragazzi e dei docenti nell’autunno scorso. Poi si continua con
la valutazione di scuole, docenti e università al fine di favorire
la meritocrazia; rapporto scuola-impresa anche sostenendo i percorsi
di formazione professionale; inizio del percorso educativo a 5 anni;
valorizzazione dell’inglese; piano di sviluppo degli asili nido;
buono (o credito di imposta) per scuola, università per favorire
libertà di scelta educativa delle famiglie. In altre parole via
libera alle scuole paritarie, anche perché si propone di “Rendere
totalmente detraibili dall’imponibile fiscale le spese per
l’educazione e l’istruzione dei figli”
Il Movimento 5 stelle’ va
anch’esso al nocciolo del problema: abolizione della legge Gelmini;
diffusione obbligatoria di Internet nelle scuole e quindi graduale
abolizione dei libri stampati. Insegnamento obbligatorio della
lingua inglese dall’asilo; abolizione del valore legale dei titoli
di studio; risorse finanziarie dello Stato erogate solo alla scuola
pubblica (in netta opposizione a quanto propone il Pdl);
insegnamento gratuito della lingua italiana per gli stranieri.
Il PD nelle sue proposte parte
da un principio: nei prossimi anni, “se vi è un settore per il quale
è giusto che altri ambiti rinuncino a qualcosa, è quello della
ricerca e della formazione. Si tratta di avviare un’opera di
ricostruzione vera e propria”.
In 18 lunghe pagine sono elencate le proposte di Bersani, dal titolo
“Se tocca a noi”: “La scuola non ha bisogno di grandi riforme, ha
bisogno di certezze, stabilità e soprattutto di fiducia”. Per questo
propone: “investimento almeno al livello medio dei Paesi Ocse (6%
del Pil), scuole aperte tutto il giorno, promuovere una “costituente
per la scuola”, autonomia scolastica, organico funzionale (dotazione
di personale sia docente sia Ata) stabile per almeno un triennio ad
ogni scuola, pensionare i docenti (Quota 96) per sistemare i
precari, estendere la rete di asili nido e raggiungere l'obiettivo
del 33% di copertura; tempo pieno e modulo a 30 ore con le
compresenze (via dunque il maestro unico); attività di formazione in
servizio per i docenti (oggi il 44% dei docenti neoassunti ritiene
di non aver ricevuto sufficiente formazione per insegnare in classi
multiculturali e il 46% non è stato addestrato a utilizzare le nuove
tecnologie);insegnanti specializzati nella didattica per quella
specifica classe di età; rilanciare l’Istruzione Tecnica e
Professionale; valutazione con l‟istituzione di un unico Istituto
Nazionale per la Valutazione e la Ricerca Educativa”.
In pratica, nel programma del Pd sulla scuola, è fatta un’analisi
dettagliata di tutti i punti di debolezza dell’attuale sistema,
proponendone per ciascuno la soluzione. Il solo problema è dove
reperire i fondi. A meno che tutti gli altri, come è detto,
rifiutino a qualcosa per la formazione e l’istruzione dei ragazzi