Promesse politiche a scuola Pasquale Almirante, La Sicilia 10.2.2013 Ormai è la campagna elettorale delle promesse: e se fino a qualche settimana fa eravamo sull'orlo del baratro, improvvisamente siamo su pianure salde e ubertose, se Mario Monti promette ben 8 miliardi di euro da spendere durante l'arco della futura legislatura, per la spesa dell'educazione in Italia. «580 milioni nel 2013 - assicura -, 1.28 miliardi nel 2014, 1.82 miliardi nel 2015, 2 miliardi nel 2016 e 2.25 miliardi nel 2017». A guardar bene si tratta delle stessa somma che l'ex ministro Gelmini nel 2008 tolse alla scuola con la Finanziaria, lasciando a piedi 130mila lavoratori: 82mila docenti e 45mila Ata, tanto che si dovette ricorrere al cosiddetto "salvaprecari" che salvò poco. Con ogni probabilità la propaganda elettorale travalica la storia e quella che riguarda la scuola è complessa, tanto che viene dimenticata, ma non da Berlusconi che ha ripreso i temi a lui più cari, come quello di assegnare un bonus alle famiglie per scegliersi la scuola più adatta all'educazione dei propri figli: «A scuola ci sono gli insegnanti di sinistra, dunque le famiglie devono avere un bonus per mandare i propri figli nelle scuole private cattoliche». La vecchia tiritera secondo cui i docenti italiani sono "inculcatori" di idee nefaste e comuniste nella mente dei giovani si riaffaccia prepotente e così, per giustificare le proposte elettorali del Pdl, si torna a sparare con la consueta disinvoltura contro i docenti che quindi rimangono poteri forti in mano alla sinistra, sessantottini, fannulloni, ignoranti e paraculi. Ma l'acredine, incomprensibile del resto, passa pure attraverso altri suoi deputati visto che Lara Comi, eurodeputata Pdl, a Servizio Pubblico di Santoro, annuncia la proposta, non presente però nel programma del partito, di fare timbrare il cartellino ai professori. In altre parole, per la giovane esponente Pdl, il merito e la professionalità dei docenti si misurerebbe con il timbro quotidiano del cartellino, significando con ciò che i docenti sono come qualsiasi impiegato dello Stato e che vanno controllati e monitorati perché sarebbero, oltre a tutto il resto, anche saltafossi. Ogni partito, se il popolo gli concede di governare, ha diritto di implementare la sua idea, ma da qui a definire gli insegnanti tutti dei pericolosi comunisti a causa dei quali bisogna smantellare la scuola pubblica distanza ne corre. |