Regolamento della valutazione/2.
La posta in gioco

da Tuttoscuola, 21.2.2013

In discussione, ancora una volta, è una questione solo apparentemente tecnica: se la valutazione debba essere universalistica, coinvolgere cioè tutte le scuole, oppure debba investirne soltanto alcune, scelte su base campionaria. Nella prima direzione si sta muovendo da qualche anno l’Invalsi, con l’obiettivo primario di fornire alle singole scuole un insieme di informazioni (non solo sui livelli di apprendimento degli alunni) che le possa aiutare a migliorare l’efficacia dell’azione formativa.

Se questa impostazione fosse rovesciata in favore dell’approccio campionario (che è quello già utilizzato per le rilevazioni internazionali) si avrebbero informazioni certamente attendibili per quanto riguarda le scuole campionate (relativamente poche, meglio seguite e controllate), ma nessuna informazioni per le altre, la grande maggioranza. I dati ricavati dalle scuole campione sarebbero certamente utili per orientare le scelte di politica scolastica di livello nazionale e forse regionale, ma poco utili se non del tutto inutili per il resto delle scuole, dove ci si limiterebbe a blande forme di autovalutazione-autoassoluzione.

Le obiezioni al modello universalistico sono anche altre, dal rischio che esso induca un generalizzato fenomeno di teaching to the test alla riduzione della libertà di insegnamento, dal privilegiamento di un modello di intelligenza schematico e adattivo piuttosto che critico e creativo, per non parlare del rischio di una deriva neocentralistica e tecnocratica delle politiche nazionali. Ma certamente di tutto questo si potrebbe parlare con maggiore concretezza in presenza, e non in assenza, di processi valutativi di sistema che tocchino capillarmente tutte le scuole, tutti gli studenti e tutti gli insegnanti.

Se il rinvio del regolamento significa rinviare a chissà quando la valutazione di sistema intesa in quest’ultima accezione, cioè in dimensione universalistica, non resta che augurarsi che il governo faccia quel che deve. Poi avvenga quel che può.