Il Fatto del lunedì.

Quello di cui nessuno parla/1:
la scuola

Mancano due settimane alle elezioni, ma nessuno dei candidati parla di istruzione, nonostante ogni mattina 7 milioni e mezzo di bambini e ragazzi si siedano ai propri banchi. Il Fatto del lunedì sarà in viaggio tra insegnanti, bidelli, studenti e genitori che cercano di resistere. Ma in edicola domani troverete anche: Ron che racconta per la prima volta Dalla e la Groenlandia tra libertà dalla Danimarca e voglia di petrolio

 Il Fatto Quotidiano, 11.2.2013

Mancano due settimane alle elezioni. Ma quasi nessuno dei candidati parla della scuola. Elemento essenziale e insostituibile della nostra società. L’Italia si vanta del suo passato, delle sue glorie culturali, ma pensa poco al presente. E ancor meno al futuro. Non importa che ogni mattina 7 milioni e mezzo di bambini e ragazzi entrino nelle nostre scuole insieme con 740mila docenti. Siamo al 24° posto nella graduatoria mondiale dell’istruzione. Governi di ogni colore si alternano alla guida del Paese, ma tutti sembrano impegnarsi per fare a pezzi una delle nostre eccellenze.

Il Fatto del lunedì sarà in viaggio tra insegnanti, bidelli, studenti e genitori che, nonostante tutto, cercano di resistere e di tenere in piedi la scuola.Racconteremo la vita dura di maestri e professori che senza risorse cercano di fare quotidianamente uno dei mestieri più delicati e importanti. Saremo insieme con i precari che vivono appesi al telefono in attesa che ogni giorno arrivi la chiamata della vita. Vi sveleremo tutte le ombre del mega-concorso in cui migliaia di candidati si giocano la carriera in pochi minuti, con una crocetta.

Parleremo dei genitori costretti ormai a pagare di tasca propria per puntellare una scuola pubblica senza risorse. Saremo con gli studenti che ogni mattina vanno a studiare in edifici al limite della decenza. Mentre gli adulti pretendono uffici confortevoli accettano che i loro figli passino le giornate in scuole fatiscenti. Saremo con i ragazzi perché la scuola aiuta a conoscere il mondo che abbiamo intorno, ma soprattutto a realizzare le proprie idee. Le speranze. Senza scuola non c’è futuro.