Concorsi affidati
al mecenatismo di pochi?

di R.P. La Tecnica della Scuola, 3.2.2013

La strada sembra ormai aperta: partecipare alle commissioni di concorso significa dedicare tempo e forse anche denaro. D'ora in avanti presidenti e commissari saranno reclutati fra docenti e dirigenti "benestanti". Già adesso è difficile trovare personale disponibile.

La prospettiva sembra ormai segnata: la formazione delle commissioni e la regolarità delle procedure concorsuali sarà affidata prossimamente allo spirito di sacrificio del personale della scuola se non addirittura al mecenatismo di pochi.

Come era facilmente prevedibile, infatti, la riapertura dei termini per presentare la propria candidatura a far parte delle commissioni di concorso non è bastata.

Per diverse classi di concorso continuano a mancare presidenti e commissari e, siccome l’avvio della procedura concorsuale è ormai imminente, il Ministero sta cercando di correre ai ripari.

Con una ordinanza firmata nella giornata del 1° febbraio il Ministro autorizza gli uffici scolastici regionali a nominare come commissari anche “esperti di comprovata esperienza scelti prioritariamente fra coloro in possesso dei requisiti previsti dagli articoli 2 e 3 del decreto”.

L’avverbio “prioritariamente” inserito nella disposizione lascia chiaramente intendere che se non si trovano esperti con i requisiti previsti dal decreto 91/2012 i dirigenti degli Usr si potranno tranquillamente rivolgere al “libero mercato” e nominare chiunque si dichiari disponibile ad accettare l’incarico.

Ma perché è diventato così difficile trovare personale disponibile a far parte delle commissioni?

La spiegazione sta tutta nei commi 46 e 47 dell’articolo unico della recente legge di stabilità con la quale sono stati rivisti (ovviamente al ribasso) i compensi previsti per i componenti delle commissioni dei concorsi a cattedra che erano finora regolati dall’articolo 404 del “vecchio” TU del 1994.

A seconda del numero dei candidati e del numero di sedute necessarie per portare a termine l’intera procedura concorsuale i compensi potevano variare da 850 euro circa fino a 6.800; nel caso in cui il componente della commissione chiedesse l’esonero dal servizio il compenso veniva azzerato.

D’ora innanzi non sarà più possibile chiedere l’esonero dal servizio, mentre i compensi saranno equiparati a quelli previsti per il concorso a dirigente scolastico: 251 euro per il presidente, 209 per i componenti di commissione e 0,50 euro di “compenso integrativo” per ciascun elaborato o candidato esaminato; in ogni caso il compenso complessivo non potrà eccedere l’importo di 2.051,70 euro (aumentato del 20% per i presidenti). Ovviamente si sta parlando di compensi lordi che, depurati di oneri fiscali e sociali, si riducono a non più di 1.200 euro nell’ipotesi migliore.

Se poi si tiene conto che le commissioni funzionano a livello regionale e che ai dipendenti statali non può più essere autorizzato l’uso del mezzo proprio si comprende facilmente che far parte di una commissione di concorso non solo non è affatto vantaggioso dal punto di vista economico ma può addirittura comportare spese maggiori (di fatto non rimborsabili) rispetto al modesto compenso previsto.

Se la legge non verrà cambiata, è del tutto evidente che d’ora in poi faranno parte delle commissioni solamente i benefattori oppure coloro (ma ce ne sono?) che possono permettersi di lavorare senza la necessità di ricevere uno stipendio.