Intervista al sottosegretario Marco Rossi-Doria

da Tuttoscuola, 7.2.2013

PRIMA VIENE L’AUTONOMIA, MA CON RISORSE

“Ma che idea vi siete fatti di questo anno di governo, di quello che abbiamo fatto noi qui?”

Il colloquio con Marco Rossi-Doria inizia con una domanda dell’intervistato agli intervistatori. Quasi un rovesciamento delle parti, che non ha sorpreso peraltro chi conosce il personaggio: una vita vissuta all’insegna dell’anticonformismo e dell’impegno personale, del ‘fai quel che devi e accada quel che può’.

La risposta per noi è facile: in questo anno di lavoro ‘tecnico’ il sottosegretario si è distinto per la familiarità e la conoscenza della scuola italiana reale, come quando, e non è stato l’unico caso, in Parlamento ha contribuito a risolvere la spinosa questione dell’aumento dell’orario di servizio dei prof a 24 ore. La sua esperienza politico-professionale e la sensibilità di educatore hanno indubbiamente contribuito a tenere dritta la barra del timone del sistema scolastico in un contesto sociale in forte sofferenza per la crisi.

Mentre l’incontro prende avvio giunge la notizia dell’avvenuta pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delle nuove Indicazioni nazionali per il curricolo, predisposte da un gruppo di lavoro del Ministero con la supervisione del sottosegretario. Nella storia della scuola quelle saranno le Indicazioni Profumo. Si scriverà Profumo ma si leggerà Rossi Doria, perché senza la sua determinazione quel testo sarebbe ancora in fase di elaborazione.

Cosa ha fatto in questi 15 mesi da sottosegretario al Ministero dell’Istruzione e come si augura possa essere in futuro la scuola italiana Marco Rossi Doria lo ha peraltro affidato alla memoria sul web in http://www.slideshare.net/marcorossidoria/ rossidoria-bilancio-di-mandato.

Ma come mai, dopo aver bene operato, come molti gli riconoscono, Rossi-Doria non è nella lista dei candidati alle prossime elezioni?

“In parte è stata una mia decisione, in parte una decisione di altri: non mi è stata fatta una proposta…Nel mondo non tutto dipende da noi. Comunque le persone secondo me devono essere pronte ad assumersi responsabilità sulle cose di cui si sono occupate. A me è successo così, e per il futuro vedremo”.

Anche sulla base della sua esperienza, che cosa consiglierebbe al nuovo Governo di mettere in cima alla lista delle priorità?

“L’autonomia delle scuole. Però accompagnata da risorse adeguate. E da un sistema di valutazione efficace, che aiuti a capire come e perché il nostro sistema scolastico perde tanti studenti per strada. Più risorse però sono necessarie per affrontare il problema: occorrerebbero più aule tematiche, per un apprendimento ‘situato’, diversificato. Ci sono già scuole che funzionano così, e fanno bene. Si tratterebbe di dare visibilità a queste esperienze, e diffonderle”.

Non pensa che nei confronti di questa nuova autonomia scolastica vi sia, da parte sua, una visione un po’ troppo fideistica?

“Fideistica no, coraggiosa sì. Ritengo che dopo aver assegnato nuove risorse umane ed economiche alle istituzioni scolastiche autonome, la valorizzazione delle buone pratiche educative possa servire da volano per coinvolgere altri docenti e altre scuole in un circolo virtuoso per qualificare il sistema educativo”.

In questa finalità di qualificazione del nostro sistema educativo vi sono priorità e urgenze particolari?

“Tutto il sistema deve migliorare, ma le azioni prioritarie per accompagnare questo processo devono essere finalizzate a prevenire e a contrastare la dispersione scolastica. È una questione morale e di giustizia sociale”.

Quanto influisce l’iniziativa del Dirigente scolastico su questi processi di miglioramento?

“Molto, spesso è decisiva. Ma deve essere affiancata e supportata dagli insegnanti, almeno 20, 30, 40 persone a seconda della dimensione della scuola. E sarebbe anche utile che gli insegnanti, soprattutto quelli della scuola media e delle superiori, si incontrassero settimanalmente, magari per un paio d’ore, per concertare gli interventi, affrontare i casi difficili, insomma discutere e condividere le decisioni: oggi l’apprendimento è più complicato di prima e le azioni educative vanno condivise da chi opera nella scuola”.

Veniamo all’attualità più stretta: che cosa pensa dei TFA speciali?

“Penso che un governo in campagna elettorale non dovrebbe affrontare temi così caldi e controversi. Vale per i TFA e per qualsiasi altra questione aperta. È anche un problema di sensibilità istituzionale”.

 

(a cura di S.G. e O.N.)