Considerazioni sui TFA Speciali

Daniela Pretto, 5.2.1013

Insegno da trentotto anni e mi permetto di esprimere alcune opinioni a proposito dei cosiddetti TFA speciali.

Ai miei tempi, che brutta frase!, non troppo remoti, però, ci si iscriveva liberamente ai “Pubblici Concorsi per esami e titoli” e la selezione era piuttosto severa. Chi superava il concorso, sapeva che nell'arco di un paio d'anni al massimo, sarebbe entrato “in ruolo”, magari a cento chilometri da casa, o forse più, ma non avrebbe più dovuto versare sangue e lacrime, nell'attesa di una chiamata da una scuola e poi da un'altra e da un'altra ancora. Ma la gioia non durava molto, perchè la realtà si discostava da quanto appreso sui libri: approcciarsi agli alunni e alle famiglie e ai Colleghi e al Direttore Didattico/ Preside; saper tenere la disciplina, saper risvegliare la curiosità dei “discenti” e far loro digerire anche le materie più ostiche dovendo contare solo sulle proprie forze - non esisteva la figura tutoriale, allora - creavano uno stato d'ansia e a volte ci si chiedeva se si fosse all'altezza del compito. Alcuni miei compagni d'avventura, dopo qualche anno, hanno verificato la propria inadeguatezza e hanno “mollato”, riacquistando la stima di sé e degli altri.

Oggi, nel XXI secolo, una prassi perversa e malefica, invece, costringe centinaia di Insegnanti al precariato a vita, o quasi.

Conosco centinaia di Insegnanti precari che da almeno un quinquennio e più, hanno conseguito la benedetta “abilitazione all'insegnamento” sul campo, dimostrando doti umane e professionali, preparazione, continuo aggiornamento, capacità di relazionarsi in modo positivo con tutto l'entourage, riuscendo a far apprezzare ai loro alunni/allievi anche le materie meno accattivanti. Eppure, c'è Qualcuno che preferirebbe che in classe entrassero, soprattutto alla “Primaria”, Insegnanti senza nessuna esperienza, se non quella teorica-universitaria che, di sicuro, fornirà i dati virtuali dell'Insegnamento, che molto si discostano da quelli che solo l'esperienza diretta e continua in classe può fornire.

E allora ben vengano i TFA SPECIALI, che non sono certamente da considerarsi una sanatoria, ma una possibilità ai tanti bravissimi insegnanti, qualcuno magari un po' “attempato”, di svolgere in serenità l'ARTE PREZIOSA dell'Insegnamento e dell'Educazione, così come stanno facendo da anni, con soddisfazione di tutti, adulti e non.

Permettetemi, poi, di sottolineare che le “guerre tra poveri”, cioè tra aspiranti ai TFA Ordinari e quelli Speciali, concorrono solamente a favorire Chi sul “dividi et imperat” ci sguazza per non porre rimedi agli annosi problemi della Scuola e getta un'ombra amara di immaturità di chi comporrà il futuro “Corpo Docente”.