Invalsi/1. Pedagogisti e psicologi
versus economisti dell’istruzione

da TuttoscuolaNews, n. 612 9.12.2013

In una lettera indirizzata al ministro Maria Chiara Carrozza nello scorso mese di luglio, e circolata di nuovo negli ultimi giorni, un folto gruppo di docenti universitari di Pedagogia sperimentale e Psicometria, capitanati da Fabio Lucidi e Pietro Lucisano (Università di Roma Sapienza) e Renata Maria Viganò (Università Cattolica del Sacro Cuore) sottolineano “il disagio che viviamo a fronte di un uso talvolta inappropriato degli strumenti di misura degli apprendimenti e, in particolare, delle prove strutturate. Specifici errori nella costruzione o nell’uso di questi strumenti, invece di contribuire a diffondere una seria cultura della valutazione rischiano di generare incidenti di percorso, gettando discredito su pratiche scientifiche che nel tempo hanno consolidato procedure e modelli di analisi rigorosi e affidabili”.

Secondo i firmatari della lettera “la Docimologia e la Psicometria sono state espropriate ai settori scientifici di competenza e affidate a consulenti ed esperti con il risultato di alimentare sospetti e resistenze nei confronti dei processi di selezione e valutazione”. Nella lettera non viene detto apertis verbis, ma si comprende bene che nel mirino dei pedagogisti, alleati degli psicologi, stanno gli economisti dell’istruzione, alleati con sociologi e statistici, che invece negli ultimi anni hanno svolto un ruolo di primo piano nella partita della valutazione dei sistemi educativi a livello sia nazionale che internazionale.

Ora questo schieramento accademico-politico (con riferimento alla politica scolastica) offre al ministro la sua collaborazione - “volentieri metteremmo a Sua disposizione le nostre competenze e le nostre prassi di lavoro”, si legge nella lettera – al fine di “avviare una strategia di formazione che doti il paese delle competenze necessarie ad evitare il rischio che le opportunità derivate da un corretto modello di valutazione degli apprendimenti vengano invalidate da un uso improprio delle metodologie di costruzione delle prove e di rilevazione, analisi e interpretazione dei dati”.

La forma è contorta, ma il contenuto è chiaro, come si spiega meglio nella news successiva.