Pagamento supplenze: di P.A. La Tecnica della Scuola 20.12.2013 L'Istat spiega che l'indice di vecchiaia, 148,6 anziani ogni 100 giovani, colloca l'Italia al secondo posto in Europa dopo la Germania (155,8%). La speranza di vita è di 79,4 anni per gli uomini e 84,4 anni per le donne.I disoccupati durante la crisi, tra il 2008 e il 2012, sono aumentati di oltre un milione
Le famiglie che vivono in alloggi di fortuna sono concentrate soprattutto nelle regioni del Centro, secondo i dati raccolti dal Censimento del 2011 e allegati all'annuario statistico dell'Istat. Negli ultimi 10 anni è triplicato il numero degli stranieri che vive in Italia: se nel 2001 erano più di 1.300.000, al censimento del 2011 ne sono stati registrati 4.029.145. Circa 2 stranieri su 3 risiedono nell'Italia settentrionale e il 35,4% si concentra in particolare nel Nord-ovest. Poco meno della metà dei cittadini stranieri ha stabilito la sua dimora in Comuni piccoli, fino a 20mila abitanti; appena poco più di un quarto in città con più di 100mila abitanti. Il 32,9% ha meno di 25 anni, solo il 2,3% ha più di 65 anni e il rapporto tra bambini e anziani è di 4 a uno.
Maternità sempre
più posticipata e poco più di un figlio a donna: con un numero medio
di bambini a donna pari a 1,39, in calo nel 2011 rispetto all'anno
precedente (1,41), ''nell'Unione europea a 15 Paesi l'Italia si
colloca al quinto posto per bassa fecondità''. L'età media del parto
è cresciuta a 31,4 anni, tra le più alte in Europa. Le mamme
italiane in questo sono seconde (ma per un soffio) solo a quelle
irlandesi e spagnole dove la maternità arriva a 31,5 anni.
Dopo
quattro anni di calo, torna a crescere il numero di matrimoni: nel
2012 ne sono stati celebrati 210.082, contro i 204.830 del 2011. Il
tasso di nuzialità, al 3,5 per mille, resta però tra i più bassi
d'Europa. Chi si sposa - riferisce l'Istat - continua a farlo di più
in Chiesa (58,8%) rispetto al rito civile ma i matrimoni religiosi
sono in calo: nel 2012 ne sono stati celebrati 123.428, oltre mille
in meno rispetto all'anno precedente. Il Sud si conferma l'area del
Paese dove ci sono più matrimoni e tre su quattro sono celebrati in
Chiesa.
Il telefono
cellulare è un bene a disposizione ormai di tutti: il 90,1% delle
famiglie ne ha almeno uno. Ma anche i personal computer sono sempre
più diffusi: sono nel 57,4% delle case, di più rispetto invece ad
altri 'accessori' che rendono la vita più facile, come la
lavastoviglie (il 46,6% delle famiglie ne possiede una) o i
condizionatori (34,8%). Nel 2013 infatti aumenta rispetto all'anno precedente la quota di famiglie che ha un accesso ad Internet dalla propria abitazione, dal 55,5% al 60,7%, e un personal computer, dal 59,3% al 62,8%.
Ecco che,
aggiunge l'Istituto, se si esclude il telefono cellulare, presente
nel 93,1% delle famiglie, tra gli oggetti 'tecnologici' più diffusi
nelle abitazioni degli italiani compaiono il pc (62,8%), il lettore
dvd-blu ray (53,8%) e la macchina fotografica digitale (53,4%).
I giovani
iscritti per la prima volta sono quasi 279 mila, 9.400 circa in meno
rispetto all'anno precedente. La popolazione universitaria è
composta da 1.751.192 studenti, -1,7% rispetto all'anno precedente,
con una partecipazione agli studi particolarmente alta in Molise,
Abruzzo e Basilicata. A proseguire gli studi sono soprattutto i
diplomati dei licei rispetto a quelli degli istituti tecnici o
professionali. Nel 2011 circa 299 mila studenti hanno conseguito una
laurea o un diploma universitario, +3,4% rispetto all'anno
precedente, interrompendo così una tendenza decrescente iniziata nel
2006. Le donne sono più propense a proseguire gli studi oltre la
secondaria (le diplomate che si iscrivono a un corso universitario
sono 64 su 100 contro 52 maschi) ma anche a laurearsi (39,8%
consegue la laurea contro il 26,6% dei maschi). Nel 2011, infine, il
48,8% dei diplomati del 2007 svolge un'attività lavorativa, il 16,2%
è in cerca di occupazione e il 31,5% impegnato esclusivamente negli
studi universitari. A 4 anni dalla laurea, invece, lavora il 69,4%
dei laureati in corsi a ciclo unico, il 69,3% di quelli laureati nei
corsi triennali e l'82,1% di quelli che hanno completato i corsi
biennali.
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