La scuola di Renzi Giuseppe Aragno, Fuoriregistro 21.12.2013 Nella scuola che ha in mente Renzi «si impara davvero». Un giornalista gli chiederebbe se pensa di tornaci, a scuola, lui che ha studiato quando non si imparava nulla, ma uno così acuto non s'è trovato e il «sindaco d'Italia» vola come un treno: prima di tutto, dice, un forte investimento. Edilizia scolastica, docenti, formazione, sviluppo tecnologico della didattica: tutto coperto d'oro. Nessuno gli chiede da dove prenderà i quattrini, col pareggio di bilancio in Costituzione e i mastini della troika alle calcagna, e lui si scapicolla. Il menu, studiato ad arte, è buono per ogni palato, destra, centro e la sciatta imitazione della sinistra che passa il convento: la valutazione all'Invalsi, il modello anglo-sassone come pietra filosofale, più potere a dirigenti scolastici che non capiscono nulla di pedagogia e didattica, un'ennesima revisione delle procedure di selezione - vince chi lavora meglio e di più a costo zero - e via con le progressioni di carriera, la tecnologia nella didattica, psicologi - una terapia a sostegno della disperazione? - e il mirabolante premio di produzione per i migliori. Non è chiaro - nessuno ha cercato di capirlo - ma c'è il dubbio fondato che a formar cittadini non pensa nessuno; si vorrebbe un gregge e il padrone premierà chi non ragiona e non fa ragionare. Di qui partirono ai tempi loro Berlinguer, Moratti, Gelmini e Profumo - la destra dei berluscones fedeli o traditori e la sinistra passata armi e bagagli dal marxismo al liberismo - e siamo ridotti con gli analfabeti in Parlamento. Nel gioco delle tre carte il finto tonto vince, incassa il malloppo e tace. Per lui, parlano gli occhi compiaciuti per l'onestà del compare, che paga senza fiatare, e il lampo tentatore di chi intasca un gruzzolo insperato. Quando il terzo lestofante fa lo scettico e cerca il pelo nell'uovo, lui lo guarda ironico, alza la posta e vince ancora. Muto, una smorfia furba e gli occhi eccitati, si gioca tutto come dicesse a se stesso: "ora o mai più" e torna a far bottino. I venditori di fumo danno corpo alla speranza del disperato, gli fanno vedere luci accese dove tutto è buio pesto e va sempre così: i gonzi abboccano all'amo e si fanno spennare. Si ruba in mille modi, ma a volte c'è dell'arte e persino la legge aggiunge al reato una parola che sa di complimento: furto con destrezza. Lo sanno tutti, però, che nemmeno il migliore dei pifferai porterebbe i suoi topi a morire, se non vi fossero condizioni date e sorci ormai pronti a farsi incantare.
«Vuoi anche i voti del centrodestra? Vuoi i voti di Grillo?» chiedono
da un po' i finti tonti, compari di Renzi, e lui vende tappeti:
«Assolutamente sì. Non è uno scandalo, è logica: se non si ottengono
i voti di coloro che non hanno votato il Partito Democratico alle
precedenti elezioni, si perde». Un tempo, a parità di condizioni -
compreso il cieco sostegno della stampa - di logico ci sarebbe stata
solo la reazione della gente disgustata e il fenomeno da baraccone
avrebbe chiuso bottega in un amen. Fino all'anno scorso - è vero
pare un secolo - persino uno come Bersani lo cancellò dalla scena,
ma s'è lavorato per girare a ritroso le pagine della storia ed ecco
i risultati. |