Non assegnate compiti per le vacanze

di P.A. La Tecnica della Scuola 21.12.2013

A dirlo la ministra Carrozza a Pisa durante la manifestazione “L’alcol non fa miracoli”. Ma ecco i 10, dei 20, motivi per non assegnare i compiti a casa nelle vacanze


Convincete i vostri insegnanti a non farvi dare troppi compiti, dice Carrozza, e se non ci riuscite, aggiungiamo noi, non fateli. Però, insieme con la ministra diciamo: leggete in compenso un buon libro.

Maria Chiara Carrozza, rivolgendosi agli studenti durante la manifestazione a Pisa contro l’abuso di alcol, li ha dunque invitati “a convincere gli insegnanti a non farsi dare troppi compiti per le vacanze di Natale per trovare il tempo di dedicarsi alla lettura”.

In Piazza dei Miracoli, dove Carrozza ha partecipato alla catena umana di duemila ragazzi che hanno composto la scritta “L'alcol non fa miracoli”, ha però incitato in ragazzi a “leggere un libro. Leggere significa avere consapevolezza verso la cultura e che può essere un gesto d'evasione importante per la crescita degli individui senza ricorrere a scorciatoie come lo sballo per sentirsi più grandi o stare meglio insieme agli altri.”

E per capire fino in fondo la validità dei compiti a casa, abbiamo preso dal Corriere della sera lo studio di una ricercatrice americana Miriam Clifford, insegnante e blogger del network InformED.

Ecco i 10, dei complessivi 20, motivi per cui «non si dovrebbero assegnare i compiti a casa durante le vacanze».

1. I compiti a casa sono obsoleti. I ragazzi del 21esimo secolo, grazie al computer, apprendono 24 ore su 24 e sette giorni su sette, perché sono immersi nelle informazioni. «Anziché assegnare compiti, gli insegnanti dovrebbero creare un vero interesse per l’apprendimento chiedendo ai ragazzi, durante le vacanze, di fare ricerche su temi che li interessano al di là dei programmi scolastici» dice Clifford.

2. Molti insegnanti non ricevono una formazione specifica e non si rendono conto che più compiti non vuol dire più risultato. Alcuni studi della Duke University dimostrano che assegnare una quantità eccessiva di esercizi sia, in realtà, controproducente. «Soprattutto per i più piccoli è meglio concentrarsi su compiti che migliorino le competenze con un impegno breve, semplice, aperto al coinvolgimento delle famiglie e degli stessi alunni che possono esprimere i loro interessi» spiega Clifford.

3. I paesi che assegnano più compiti a casa non sono i migliori. Anzi. Uno studio di Stanford ha svelato che gli studenti giapponesi, danesi e cechi hanno performance ben più alte rispetto ai colleghi greci tailandesi e iraniani che passano molte ore sui libri anche nel doposcuola. In Giappone, addirittura, i compiti a casa sono stati aboliti per dare più tempo per la famiglia e gli interessi personali. E la Danimarca, leader nelle graduatorie internazionali, ha limitato i compiti a casa a un impegno massimo di mezz’ora al giorno.

4. Evitare soprattutto le cosiddette «schede di lavoro», spesso ripetitive e frustranti, che non garantiscono un reale apprendimento. Meglio le letture. «Ci sono grandi storie che raccontano le vacanze, da consigliare ai genitori e agli studenti . Si può iniziare a leggere il primo capitolo in classe per incuriosirli. Per i più piccoli possono essere costruiti giochi di ruolo».

5. Compiti, non solo sui libri. Se si sta studiando l’impero romano, perché non chiedere ai ragazzi, e alle famiglie, di vedere un film storico, andare a teatro o visitare un museo? «Non solo aiuterebbe lo studio ma aumenterebbe anche la coesione familiare. E stare in famiglia è uno degli aspetti più importanti delle vacanze» dice Clifford. Lo stesso vale ancor più in occasione di un soggiorno, in Italia o all’estero: non ha senso stare sui libri quando il viaggio è sempre apprendimento.

6. L’apprendimento non è solo carta e matita e gli studenti possono imparare di più osservando il mondo reale. Gli insegnanti dovrebbero stimolare gli studenti a fare attività diverse, come cucinare con i genitori o osservare il lavoro degli adulti, magari andando a lavoro con mamma e papà. «Potrebbero essere illuminati sulla strada da seguire in futuro».

7. Le vacanze sono il momento migliore per fare sport e coltivare le amicizie. Sei compagni di classe sono liberi dai compiti, possono giocare insieme fuori dalla scuola e conoscersi meglio.

8. Coinvolgere i genitori, chiedendo la loro opinione sui compiti a casa (sono troppi? Sono interessanti per i ragazzi?). Gli insegnanti dovrebbero poi mandare una lettera alle famiglie per spiegare la propria scelta finale, invitandoli comunque a godersi il tempo con i propri figli.

9. Trasformare i compiti in un «progetto aperto» per il credito supplementare . Gli studenti potrebbero approfondire qualche materia o tema che più gli interessa. Prima delle vacanze, in classe, si potrebbe parlare di temi o fornire libri agli studenti. «Quando c’è un interesse, quando studiare è anche appagante e divertente, il risultato è garantito».

Esortare i ragazzi a fare volontariato durante le vacanze. Gli studenti potrebbero impegnarsi in una mensa locale o fare un altro servizio alla comunità. «Questa è una grande alternativa ai compiti a casa, soprattutto per questa generazione che dimostra alti valori di partecipazione civica».