L’inglese "fantasma" degli studenti italiani da Tuttoscuola, 2.12.2013 La Stampa ha riportato i risultati di un seminario tenutosi nei giorni scorsi a Torino sul multilinguismo, dal titolo ‘Politiche linguistiche per lo sviluppo’, promosso dalla Fondazione per la scuola della Compagnia di San Paolo e dall’Associazione di insegnanti di lingue straniere Lend. Al centro dei lavori gli esiti di una recente ricerca europea, ‘Language Rich Europe, condotta in ogni Paese dell’Unione, e in Italia dall’Università per stranieri di Siena. I risultati della ricerca sono veramente deludenti, come sintetizza la giornalista Maria Teresa Martinengo: scarsa competenza generale nelle lingue, scarso utilizzo nei servizi pubblici, debole percezione della loro importanza nel mondo della piccola impresa per favorire gli affari. Eppure il ministro Gelmini, nel tentativo di mettere in atto una delle tre i berlusconiane, ha in parte investito sull’inglese. “Il piano del ministro Gelmini per la formazione degli insegnanti di inglese nella primaria - ha spiegato Silvia Minardi, presidente nazionale di Lend - è costato un milione di euro: il piano di formazione più costoso mai fatto qui in 150 anni”. Nella scuola di base, secondo i ricercatori, domina nelle nostre scuole un inglese precario. Dopo otto anni di inglese, molti ragazzi in prima liceo devono essere rimotivati. La ricerca europea ha messo a nudo nel nostro paese una conoscenza dell’inglese ferma a livello scolastico, mentre le altre lingue sono ignorate. La debolezza linguistica a scuola si riflette sull’economia. La piccola e media impresa faticano a riconoscere l’importanza di personale che conosca la lingua del paese con cui si fanno gli affari. “Il 10% dei contratti - ha detto Luisa Salvati dell’Università per stranieri di Siena - va perso se non si conoscono lingua e cultura dei partner commerciali.” |