La scuola vince se condivide di Andrea Bonaccorsi, Il Sole 24 Ore 8.12.2013 I recentissimi dati Pisa 2013 sulle competenze degli studenti in matematica, lettura e scienze collocano l'Italia al di sotto della media Ocse, ma in recupero. Le performance al vertice in matematica sono saldamente in mani asiatiche: Cina (Shanghai), Singapore, Hong Kong, Taiwan, Corea, Giappone figurano tra i primi dieci paesi. L'Italia è in 32ima posizione, con un indice di 485, di poco inferiore alla media Ocse di 494, anche se meglio di paesi come Stati Uniti, Svezia e Israele. L'Italia è tra quelli che hanno mostrato il miglioramento più rapido (più di 2,5 punti per anno tra 2003 e 2012). Inoltre ha aumentato la quota dei top performers in matematica e ridotto la quota dei quindicenni con competenze più basse, con un miglioramento annuo che non ha riscontri in altri paesi europei. Tra le regioni Trento è in testa con un punteggio di 524, seguito da Friuli Venezia Giulia e Veneto, figurando tra le prime in Europa. Trento è l'11ima regione a livello mondiale, la quarta in Europa. La Lombardia fa meglio della Germania e del Massachusetts. Ma la graduatoria ripercorre la spaccatura tra Nord e Sud Italia: quasi cento punti più in basso di Trento, a 430, c'è l'ultima, la Calabria. Nella lettura l'Italia è 26ima con un indice pari a 490, ancora di poco sotto la media Ocse (496) e con un miglioramento modesto, 0,5 punti l'anno. In scienze il punteggio è di 494, contro una media Ocse a 501. Nelle scienze il miglioramento annuo è di tre punti, collocando l'Italia tra i dieci paesi con la crescita più sostenuta. La posizione italiana è quindi insoddisfacente rispetto ai partner Ocse, ma il Paese mostra rapidi segnali di miglioramento. I dati sembrano smentire il catastrofismo. La scuola italiana non è al collasso, i quindicenni non sono "sdraiati", almeno sotto il profilo delle competenze. Cosa si può fare per recuperare ulteriormente? Primo, occorre prendere molto sul serio la spaccatura del paese e il circolo vizioso che ne deriva: nel Sud il più basso livello di sviluppo economico genera da anni maggiore dispersione scolastica e minori investimenti. Di conseguenza il livello inadeguato di capitale umano impedisce di agganciare la crescita derivante dalla economia della conoscenza. Qui bene hanno fatto i ministri Barca e Profumo, e bene stanno facendo Trigilia e Carrozza, a dedicare una parte dei fondi strutturali Ue alla scuola, con un intervento che faccia recuperare il ritardo. Il contributo analitico di Invalsi su questo è fondamentale. Secondo, vanno incoraggiate le attività che avvicinano i ragazzi alla scienza. Vi sono esperienze molto interessanti, che dovrebbero estendersi su tutto il territorio nazionale. Penso alla Fondazione Golinelli di Bologna, che supporta la creazione di materiale didattico per la scienza e mette in rete gli insegnanti per lo scambio di contenuti didattici e di esperienze. O all'Accademia dei Lincei, che ha creato in ogni regione italiana nuclei di scienziati disponibili a collaborare con le scuole per la divulgazione e la sperimentazione. Occorre sfruttare fino in fondo le potenzialità della tecnologia, generando valore dalla replicazione intelligente delle esperienze, attraverso la condivisione su piattaforme dedicate dei materiali didattici. Terzo, altre esperienze incoraggianti riguardano le procedure deliberative sulla scienza. Si tratta di un movimento profondo, per certi versi ancora controverso, che sostiene la necessità di coinvolgere i cittadini nelle decisioni relative a questioni scientifiche e tecnologiche che impattano sulla vita delle persone. Decidere aiuta a conoscere. Nel nostro paese sono in corso sperimentazioni sul campo promosse da soggetti filantropici come la già citata Fondazione Golinelli, o da consorzi di università come Agorà in Piemonte. Il fatto straordinario è che i ragazzi non solo sono più disponibili degli adulti, ma anche più maturi: prendono sul serio il compito deliberativo, esaminano criticamente le evidenze scientifiche, sono disponibili a cambiare opinione lungo il processo. |