Studiare fa bene alla salute

di A.G. La Tecnica della Scuola 24.12.2013

Lo sostiene l’Istat: tra le persone di 25 anni e più, si rilevano prevalenze intorno al 10% sia per la cronicità grave che per la multicronicità tra quanti hanno conseguito almeno un diploma di scuola superiore. A fronte di circa il 40% tra quanti invece hanno al massimo la licenza di scuola elementare. Crescono anche le disuguaglianze territoriali: al Sud le condizioni di salute peggiorano rispetto al 2005.


La morsa della crisi economica si fa sentire pure sulla salute degli italiani: crescono le disuguaglianze sociali tra gli anziani e le disuguaglianze territoriali con il Sud ancora una volta fanalino di coda; le visite dal dentista crollano del 23% e più di un italiano su dieci ci rinuncia perché non può permetterselo; la prevenzione è sempre più cosa da ricchi. Ma anche riservata a chi ha alle spalle una storia più lunga di studi.

I dati sono contenuti nel rapporto Istat 'La salute e il ricorso ai servizi sanitari attraverso la crisi', realizzato con il sostegno del Ministero della Salute e delle Regioni. Secondo il rapporto, presentato il 24 dicembre, aumentano le disuguaglianze sociali nella salute tra gli anziani: le persone over65 con risorse economiche scarse o insufficienti che dichiarano di stare male o molto male sono il 30,2% (28,6% nel 2005) contro il 14,8% degli anziani con risorse ottime o adeguate (16,5% nel 2005). In particolare gli anziani del Sud sono il gruppo di popolazione più vulnerabile. Aumentano anche le disuguaglianze territoriali, nel Sud le condizioni di salute peggiorano rispetto al 2005: cresce infatti, dal 13,2% al 15,5%, la quota di multicronici (in particolare fra le donne).

Rispetto al titolo di studio, nel 2012 si conferma l'associazione tra livelli più bassi di scolarità e peggiori condizioni di salute. Complessivamente, tra le persone di 25 anni e più, si rilevano prevalenze intorno al 10% sia per la cronicità grave che per la multicronicità tra quanti hanno conseguito almeno un diploma di scuola superiore, a fronte di circa il 40% tra quanti invece hanno al massimo la licenza di scuola elementare. Anche tenendo sotto controllo l'effetto dell'età, il rischio di presenza di cronicità è quasi il doppio tra quanti hanno un basso titolo di studio.

Per quanto riguarda lo stato di salute, nel 2012 oltre i due terzi della popolazione di 14 anni e più (66,9%) hanno riferito di stare bene o molto bene e il 7,7% di stare male o molto male. Il 14,8% dell'intera popolazione ha dichiarato almeno una malattia cronica grave e il 13,9% di avere problemi di multicronicità (dichiara tre o più malattie croniche). In aumento le disuguaglianze sociali nella salute tra gli anziani: le persone over65 con risorse economiche scarse o insufficienti che dichiarano di stare male o molto male sono il 30,2% (28,6% nel 2005) contro il 14,8% degli anziani con risorse ottime o adeguate (16,5% nel 2005). In particolare gli anziani del Sud sono il gruppo di popolazione più vulnerabile.

Crescono anche le disuguaglianze territoriali. Al Sud le condizioni di salute peggiorano rispetto al 2005: cresce infatti, dal 13,2% al 15,5%, la quota di multicronici (in particolare fra le donne). Peggiora inoltre la percezione dello stato di salute psicologico. L'indice, controllato per età, passa dal 49,6 del 2005 al 48,8 del 2012; diminuisce in particolare tra gli adulti di 45-54 anni, i residenti al Sud e le donne tra 45 e 64 anni che cercano di entrare nel mercato del lavoro.

A livello nazionale, rileva l'Istat, il livello di soddisfazione per il Servizio sanitario pubblico appare stabile rispetto al 2005; in una scala da 1 a 10 il voto medio è 6, come effetto combinato dell'aumento dei molto soddisfatti al Nord e dei molto insoddisfatti nel Mezzogiorno. Il livello di soddisfazione per le prestazioni sanitarie fruite (visite specialistiche, accertamenti specialistici, ricoveri ospedalieri) migliora sensibilmente se i cittadini utilizzano direttamente i servizi sanitari.