Più allenati ai test

Pasquale Almirante, La Sicilia 8.12.2013

Comunque la si giri, le rilevazioni internazionali Ocse-Pisa hanno decretato che gli studenti del Sud Italia sono più scarsi di quelli del Nord, mentre nel complesso i nostri alluni hanno recuperato qualche punto in più rispetto al 2006 e 2009. Un miglioramento che ha fatto cantare, alla responsabile cultura di Fi, Elena Centemero, le lodi alla Gelmini e al suo riordino della scuola. Come sempre capita in Italia quando c'è sentore di miglioramento le maternità si sprecano, tutto il resto è incredibilmente orfano, perché qualcuno dovrebbe pure addossarsi la paternità dell'arrancare della istruzione meridionale al cui interno troviamo anche i livelli più alti di dispersione e abbandoni e pure di assenze: come mai? Il Sud su tutti, ma proprio tutti, i fronti è il fanalino di coda e non da ora.

Un articolo, a firma Calcante, su La Sicilia del 1952 faceva il punto della statistiche pubblicata dalla nascente Istat sulla disoccupazione intellettuale e anche all'epoca la nostra isola aveva il triste primato dei diplomati e laureati a spasso. Auspicava Calcante un pronto livellamento col Nord, ma dopo 60 anni non pare che l'obiettivo sia stato raggiunto. Interessante ci è parsa la dichiarazione di Andrea Gavosto della Fondazione Agnelli, per il quale se un miglioramento nei risultati Pisa si è avuto, ciò è causa del fatto che gli studenti e i loro insegnanti "hanno imparato ad affrontare i test e le loro difficoltà", benchè "sui contenuti resta molto da fare". Il sospetto dunque a lungo ventilato che le basse quotazioni dei nostri studenti a livello internazionale dipendessero da prove a quiz poco frequentate dagli alunni incomincia a farsi strada.

Tuttavia Gavosto, che è credibile perché indipendente, dice pure che "in Italia si insegnano nozioni, dati, battaglie e così via. Invece questi dati dovrebbero insegnarci a pensare al sapere applicato. Competenze da mettere in pratica".

Ma l'affondo arriva subito dopo: "Siamo il Paese con il corpo docente più vecchio d'Europa, mancano aggiornamenti e motivazioni. Punterei a inserire forze giovani. E poi proverei a popolare le scuole anche nei pomeriggi per laboratori e approfondimenti, per insegnare meglio e con più calma". Tuttavia per arrivare a questo occorrono soldi, proprio quelli che lo Stato non ha, mentre è fornito di robuste asce per tagliare.