Il Metodo Montessori dall’infanzia
all’anziano affetto da malattia di Alzheimer

  ScuolaOggi 13.12.2013

Il metodo Montessori è un approccio  educativo ideato nei primi anni del 1900 dalla psichiatra italiana Dr.ssa Maria Montessori.  Nato originariamente per i bambini è stato recentemente  adattato alle persone che vivono con disabilità cognitive come l’Alzheimer o una demenza.

 

Il Prof. Cameron Camp, neuropsicologo americano (che ha sposato una insegnante che utilizza il metodo Montessori) ha adattato il metodo all’anziano malato di malattia di Alzheimer o di demenza riscontrando un evidente  gradimento da parte degli ammalati, dei loro parenti e del personale di assistenza.

Attualmente negli Stati Uniti John Zeisel ha applicato il metodo nel circuito di Heartstone Centers, ed in Francia è stato introdotto dal gruppo Medica nelle case di riposo.

In Italia è iniziata una sperimentazione del metodo presso l’Istituto Geriatrico “P. Redaelli” di Vimodrone in provincia di Milano.

La storia

Il metodo Montessori è stato concepito in seguito all’osservazione e allo studio dei bambini e delle bambine con problemi psichici, da essi poi si è esteso all'educazione per tutti i bambini. La dottoressa Montessori sosteneva che il metodo, nato per essere applicato a bambini con disabilità psichica, aveva effetti stimolanti anche se applicato all'educazione di bambini normali. Dice la Montessori “ il bambino come essere completo, è capace di sviluppare energie creative e possessore di disposizioni morali (come l'amore), che l'adulto ha ormai compresso dentro di sé rendendole inattive”.

L’applicazione

Il Metodo Montessori si fonda  sul principio della libertà dell'allievo, poiché solo la libertà favorisce la creatività del bambino di cui è dotato naturalmente. Proprio dalla libertà emerge la disciplina; infatti la disciplina deriva dal lavoro libero. Essa può nascere solo quando nel bambino affiora un vero interesse. In altre parole, se il bimbo, assecondando il proprio istinto, sceglie il proprio lavoro, diviene capace di concentrarsi in un raccoglimento completo.

Allo stesso modo nell’anziano con disabilità cognitiva (così come avviene  nel giovane e adulto disabili ove si cerca, attraverso un sistema protesico, di correggere, quanto possibile, la diversa abilità motoria) se si considera “diversa” la capacità mentale, è possibile creare un ambiente protesico associato alla risposta che nasce dall’ascolto dei desideri non espressi. In questa visione è possibile trovare una “chiave” strategica in grado di permettere l’espressione delle potenzialità presenti. Il Prof. Camp (sostenitore negli U.S. del metodo Montessori) esemplifica come trasferire il metodo attraverso la richiesta  al malato di Alzheimer di esprimere cosa avrebbe voluto fare nel proprio passato che non si è mai concesso. Partendo dal desiderio, cerca di realizzare, per quanto possibile, una risposta alla richiesta. Così, nel caso un anziano manifesti il sogno di aver desiderato fare la birra, è possibile invitare l’anziano a frequentare un corso da un mastro birraio per realizzare il desiderio. Nella realizzazione  (in modo protetto e secondo le capacità) del desiderio è possibile trovare un senso al proprio benessere attuale. Nella pratica, queste esperienze “concrete” hanno effetti terapeutici straordinari. Agire sulla motivazione e sui valori profondi della persona determina un marcato stimolo neuronale con un conseguente cambiamento del comportamento emotivo.

Il ruolo dell’educatore è facilitare il mantenimento di questa condizione grazie all’educazione al movimento (inteso in senso ampio come gioco) in un ambiente protetto e alla motivazione. Infatti la personalità si forma con l’integrazione sinergica delle facoltà psichiche e motorie.

Scopo e attività divengono un elemento unico che permettono di sviluppare la volontà insieme all’autodisciplina. Ciò che vale per il bambino, è trasferibile, riadattato, all’anziano.

Il Metodo Montessori consente al bambino di scegliere la propria attività, seguendo l'istinto, stimolando l'interesse e la concentrazione. La metodicità delle attività aiuta a sviluppare la disciplina e la propria volontà al raggiungimento di un fine. Un bambino può scegliere quando ha sviluppato la volontà.

Nell’anziano il metodo consente di ritrovare la propria dignità e rispetto sentendosi ancora “re del proprio regno” in un rapporto di uguaglianza con le altre persone siano esse medici, infermieri, terapisti, operatori vari, parenti, volontari, assistenti o badanti.

Nel metodo Montessori  si tiene conto dei valori fondamentali di ogni persona. La relazione rispetta costantemente i principi valoriali che possono essere riassunti semplicemente in rispetto, dignità e eguaglianza.

Tutta la pedagogia del Metodo Montessori è riassumibile in poche semplici parole che valgono per ognuno di noi indipendentemente che sia bimbo, adulto, abile, diversamente abile motoriamente o cognitivamente. 

Un esempio sintetico del significato di prendersi cura di una persona in osservanza al rispetto,alla dignità ed all’uguaglianza, in base al modo in  cui ci si prende cura dell’anziano possiamo farlo sentire:

  • In prigione  se perde i propri elementi identificativi (avviene così quando, “per il suo bene” gli si sottraggono chiavi di casa, portafoglio, carte di identità, carte di credito, ruolo sociale,ecc.).

  • In ospedale se condizionato ad ubbidire alle regole di un regime istituzionale rigido scandito da rituali metodici senza la centralità dell’uomo  (ritmi serrati, ubbidire alle indicazioni di tutti i gli operatori, seguire le cure senza consapevolezza, ecc).

  • In una RSA condizionante in cui, come una istituzione asettica che mette in atto tipi di interventi cui l’anziano deve solo adattarsi (ritmi di assistenza e cura,ove è accolto solo se si piega alle indicazioni impartite, assumere la terapia senza relazione, mobilizzazione senza coinvolgimento e coatta “a fin di bene”, ecc.).

  • A casa propria con disagio ove i parenti e le assistenti familiari “governano” i tempi, i modi e il livello di espressione personale (succube dei voleri dei familiari o badanti)

  • A casa propria con serenità come luogo in cui si sente a proprio agio, rispettato nei tempi, nei modi, nei desideri di autonomia decisionale (luogo dove è possibile poter vivere con rispetto, dignità e eguaglianza).

In conclusione

In questa prospettiva, il metodo Montessori, è bene debba essere conosciuto e adottato oltre che nelle scuole anche nell’ambito delle cure alle persone indipendentemente dall’ età o dalle patologie. E’ un metodo che centra il rapporto sulla qualità della relazione tra persone. Questo “stile” andrebbe esteso in ogni campo del sapere dove è presente un rapporto interpersonale che chiede rispetto, dignità e eguaglianza.