Autorizzati dal ministero, i testi tagliati
su misura si diffondono anche alle elementari

I libri fai-da-te arrivano in classe
Editori scolastici alla controffensiva

La rete Bookingprogress crea contenuti per gli istituti aderenti. L’obiezione: «Solo noi garantiamo standard didattici e scientifici»

di Cristina Taglietti, Il Corriere della Sera 16.12.2013

Una piccola rivoluzione sta cambiando il mondo della scuola italiana, nelle pieghe della spending review che la crisi impone alle famiglie e della frenata al digitale con cui il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha rimandato l’obbligo dei libri di testo digitali previsto dal decreto Profumo per il 2014. Aumentano le esperienze (ora anche legittimate dal ministero) dei libri fai-da-te: modellati dagli insegnanti sulle esigenze della classe, spesso sostituiscono in toto i manuali tradizionali (cartacei o digitali). Una tendenza che suscita qualche preoccupazione nelle case editrici, soprattutto se gli istituti si mettono in rete, come nel caso di Bookinprogress: esperienza nata nel 2009 per iniziativa di Salvatore Giuliano, dirigente scolastico dell’Itis Maiorana di Brindisi, che oggi riunisce oltre cento scuole d’Italia. Produce contenuti per tutte le discipline del primo biennio delle superiori e, da quest’anno, anche per elementari e medie. «Bookinprogress da prodotto si sta trasformando in un metodo didattico collaborativo che coinvolge anche gli alunni», dice Giuliano a «la Lettura». L’obiettivo di questa iniziativa era «migliorare gli apprendimenti cambiando il modo di fare scuola. La verità è che se un nostro antenato tornasse in vita oggi, troverebbe la città completamente cambiata, ma la scuola uguale».

I costi sono uno dei motivi che stanno alla base di questa scelta: «la spesa per le famiglie è di circa 5 euro contro i 350/400 per i manuali classici, il risparmio viene investito nell’acquisto del tablet». Che cosa non va nei manuali scolastici in commercio? «I libri sono tanti e sono uno più bello dell’altro – dice Giuliano – ma sono uguali per tutti, mentre ogni alunno è diverso. Il nostro sistema permette allo studente di costruire il suo percorso. Tanto più il libro di testo è strutturato, quanto più è un’aberrazione per la logica». I libri sono cartacei e digitali, ogni disciplina è coordinata da una scuola (al Maiorana è toccato matematica e fisica). «C’è un coordinatore per ogni materia ma ci sono almeno quindici, venti insegnanti che contribuiscono e controllano». I risultati di questi anni di metodo fai-da-te sono, per Giuliano, più che positivi: «Abbiamo fatto un monitoraggio sulle prove Invalsi e abbiamo verificato che i nostri studenti sono di 10 punti superiori rispetto alla media nazionale».

Ed è proprio la cosiddetta «validazione» il punto su cui battono di più gli editori. Giuseppe Ferrari, direttore editoriale di Zanichelli, sostiene che non è un problema di concorrenza: «Noi offriamo prodotti che sono validati e realizzati professionalmente. Gli insegnanti scelgono quelli che li aiutano meglio a fare il loro lavoro». La validazione è un processo, dice Ferrari, a più fasi. «I nostri libri ed ebook, prima di essere pubblicati, sono letti da professori di scuola e universitari che controllano gli aspetti scientifici (ci sono errori concettuali in quello che l’autore ha scritto?) e didattici (spiega bene? ha esercizi adatti a quel tipo di scuola?). Poi sono letti da un redattore esperto nella disciplina che si mette dalla parte dello studente: qui non capisco, quindi va rispiegato, e via dicendo». E poi c’è la realizzazione professionale: «La grafica, i disegni, i video, le animazioni sono prodotti professionali, non video girati con l’iPhone, ma da troupe che controllano l’audio, la luce, il montaggio. I prodotti digitali richiedono infrastrutture informatiche complesse, come la classe virtuale con registro elettronico, e interfacce che guidino l’utente ad avere un’esperienza efficace di apprendimento e a non disperdersi». Ferrari usa una metafora: «Diamo buone attrezzature tecniche per una lunga camminata in alta montagna, perché l’apprendimento è un percorso lungo e faticoso. Offriamo ai professori idee per insegnare e agli studenti idee per imparare. Gli insegnanti sceglieranno tra i tanti prodotti nel mercato quelli che danno più valore aggiunto al loro lavoro».

Se Bookinprogress è ormai una rete di scuole, ci sono anche professori che questa sfida la portano avanti individualmente, come Martino Sacchi, docente di storia e filosofia al liceo scientifico Giordano Bruno di Melzo (Milano), creatore di una rivista di didattica online, «Il filo di Arianna». Sacchi ha iniziato alla fine degli anni Novanta, componendo schede di duemila battute stampate in formato A4. Nel 2005 è nato il sito e nel giro di pochi anni tutti gli studenti si sono dotati di computer e connessione internet. Sacchi ha costruito il suo libro su misura su quello che vuole essere il suo programma, il volume viene stampato da Ledizioni (rinunciando al diritto d’autore gli studenti lo pagano 8 euro): «Non è una somma di fotocopie – ci spiega – ma un libro vero e proprio scritto da me. È pubblico, chiunque lo può leggere e giudicare. Sul sito poi c’è tutta una serie di materiali aggiuntivi, di riferimenti a link verificati, una repositary consultando la quale gli studenti realizzano testi complessi e articolati che coprono tutto il programma».

Cristina Vernizzi, direttore editoriale di Rcs Education, nota che, in realtà, la tendenza non è nuova: «In tempi di impegno politico c’era la cosiddetta “adozione alternativa”, che integrava i manuali con materiali autoprodotti. È nuova la tendenza a sostituire completamente i testi ma non dimentichiamo che il manuale è stato uno strumento importante dell’alfabetizzazione di massa nell’Italia repubblicana, attraverso cui sono passati valori, oltre che insegnamenti. Mi sembra una ricchezza il fatto che gli editori offrano una pluralità di proposte e di punti vista e che queste siano direttamente controllabili. Su come sia trattato un certo tema in un manuale di storia si può fare un’interrogazione parlamentare e questo è importante. Nel momento in cui esiste un’autoproduzione non c’è più un controllo su quale tipo di contenuti viene veicolato, anche perché molti di questi, come quelli di Bookinprogress, non si possono proprio vedere». Secondo Vernizzi, i libri fai-da-te non garantiscono pienamente qualità e accessibilità: «Il manuale è portatore di un progetto didattico e culturale unitario in cui il processo stesso di costruzione è garanzia di qualità. Oltretutto, nella sua strutturazione una parte molto importante è data dal riscontro degli insegnanti. I nostri libri offrono servizi aggiuntivi, come quelli per i bisogni educativi speciali, vedi la dislessia. Per quanto riguarda l’accessibilità spesso i libri autoprodotti sono vincolati a specifici device, cosa che non succede con i libri degli editori».

Per quanto riguarda i costi, Vernizzi ammette che il problema c’è, anche se, aggiunge, «noi stiamo cercando in tutti i modi di offrire ai docenti una risposta su contenuti e prezzi, venendo incontro a chi vuole fare da sé, offrendo contenuti “granulari” certificati, pillole, che si possono comporre e permettono all’insegnante di costruirsi la sua lezione».