L'Italia che spende male le poche risorse che ha

Investimenti in discesa così come i rendimenti degli studenti.
Il confronto con la Finlandia

di Giovanni Bardi ItaliaOggi, 23.4.2013

In Europa l'Italia è fra i paesi che spendono meno e peggio sulla scuola. Nell'ultimo decennio il Paese ha disinvestito quando non ha investito male, al punto da ritrovarci sempre fanalino di coda anche in fatto di apprendimento degli studenti a fine obbligo ai test dell'Ocse Pisa. È recente la notizia che l'Italia resta di gran lunga staccata dal resto d'Europa in fatto di investimento pubblico in istruzione.

Secondo l'Eurostat statistics in focus, che studia i trend strutturali delle politiche economiche dei governi europei nel finanziamento delle politiche sociali e di pubblico interesse, mentre sanità e stato sociale tengono. Anzi dal 2002 la spesa in questi settori aumenta di 4 punti percentuali sul totale delle uscite, mentre per l'istruzione siamo finiti al penultimo posto in Europa. Con una media dell'8,5% del totale della spesa pubblica contro una media Ue del 10,9%, peggio di noi fa solo la Grecia con il 7,9%. Mentre in Finlandia, paese in testa da più di dieci anni nelle classifiche Ocse Pisa sull'apprendimento in lettura, scienze e matematica, lo Stato impegna l'11,6% del totale della spesa per la collettività sulla scuola.

Se si va a vedere il dato di spesa pubblica in istruzione sul Pil, in Europa si spende (i dati sono riferiti 2009) circa il 5,4% sul totale della spesa pubblica in istruzione contro il 4,7% dell'Italia. La Finlandia, a riguardo, impegna 6.8 punti percentuali di spesa pubblica in istruzione sul Pil. Secondo le stime dell'Eurostat Yearbook 2012, dal 2003 al 2008 l'investimento pubblico in istruzione sul Pil è passato da 4.74 a 4.58, sebbene la spesa pubblica per studente sul Pil sia aumentata da 6.118 a 6.609. Questo andrebbe supposto soprattutto in ragione della necessità di coprire i maggiori costi dell'innalzamento dell'obbligo d'istruzione e della massificazione dell'istruzione secondaria superiore. Un passaggio che diventa un nodo gordiano. I soldi che infatti servono per garantire un banco, una sedia e un professore davanti agli studenti che non terminano più gli studi alla fine delle medie, da qualche altra parte devono essere nel frattempo usciti. Se si guarda alla media di spesa annuale per studente delle scuole statali rispetto all'Europa allargata a 27, si vede che l'Italia, nel 2003, spendeva più della media europea con 6.469 contro 5.074 euro dell'Ue, per poi calare tendenzialmente nel decennio ed impennarsi nel 2008 a 7.122 euro, tornando poi a calare nuovamente a 6.751 euro del 2009.

Il contrario avviene invece in Finlandia che sembra aver proceduto, in confronto, come fa la formica rispetto alla cicala. Mentre nel 2008 noi spendevamo più dei finlandesi, nel 2009 torniamo a investire di meno, continuando a perdere terreno anche nel 2010. Secondo Eurostat, in Finlandia spendevano 5.812 euro per studente nelle scuole pubbliche nel 2003 e arrivano a riservare 7.365 euro l'anno per studente, contro i nostri 6.698 del 2010. Insomma, i numeri parlano da soli.