Non smembrare le classi

Pasquale Almirante, La Sicilia 21.4.2013

Sdoppiare le classi è illegittimo, ma non si sa cosa fare in alternativa, visto che mancano soldi e pure il personale per sostituire il collega che improvvisamente si assenta dalla scuola. E così i presidi, per non lasciare le classi senza custodia, distribuiscono gli alunni in piccoli gruppi nelle altre aule, magari laddove, per programmi e età, la differenza è notevole. Il dirigente però, tuonano i sindacati, è «tenuto a garantire la continuità didattica quale elemento prioritario» e se non si attiene si possono «determinare responsabilità dirette contro di lui che non può limitarsi ad assicurare la semplice vigilanza».

Di contro le segreterie, quando si trovano di fronte al problema della sostituzione improvvisa di un docente, sanno bene che i supplenti, soprattutto quelli che hanno accettato incarichi nelle paritarie, non rispondono per le chiamate brevi o accampano giustificazione che bloccano la regolare nomina: e così tutto ritorna alle responsabilità del preside che, se non ha docenti a disposizione, smembra la classe e la distribuisce nelle altre. Da un lato dunque il Miur e i sindacati impongono la continuità didattica, dall'altro non indicano le modalità per garantirla in caso di emergenza. Una di quelle solite contraddizioni del nostro ordinamento che grida vendetta, dal momento che il patto sancito fra lo Stato e i cittadini - quello del diritto allo studio e della garanzia all'istruzione - non viene rispettato. In alcune scuole superiori addirittura, quando non si hanno scappatoie, si organizza l'orario col sistema degli anticipi o dei posticipi, per cui la classe senza docente viene fatta entrare o uscire anche due ore prima o dopo il nomale orario.

Quali soluzioni allora? Molte, ma tutte legate ai soldi, visto che si potrebbe ovviare con il già proposto "organico funzionale" che sarebbe un pool di docenti a disposizione della scuola, e non solo per le emergenze, ma anche come aiuto e supporto alla didattica. Oppure implementando, come recita l'art. 50 della legge n. 5/2012, un «organico di rete tra istituzioni scolastiche, al fine di conseguire la gestione ottimale delle risorse umane, strumentali e finanziarie; nonché per l'integrazione degli alunni diversamente abili, la prevenzione dell'abbandono e il contrasto dell'insuccesso scolastico e formativo». Ancora una volta soldi e senza soldi, si sa, non si canta messa né si può fare scuola regolarmente.