Le proposte dei ‘saggi’. di Marco Barone, Pavone Risorse 27.4.2013 "Questo documento non è un programma di governo, organico e sviluppato in un’ottica di lungo termine. Non può essere e non è un manifesto politico. Non è neanche una mera nota descrittiva dei problemi" Questo quanto si legge nella premessa del documento prodotto dai dieci saggi voluti dal Presidente della Repubblica, ed allora se il documento realizzato non è né un programma di governo, né un manifesto politico, che cosa è? La risposta arriva nel passaggio successivo: “Proponiamo un elenco ragionato di possibili linee di una futura azione di governo in campo economico-sociale-ambientale, per ciascuna delle quali vengono indicati esempi di concreti provvedimenti, che si segnalano per la loro rilevanza e urgenza o su cui è comunque necessario avviare fin da subito una riflessione politica. La scelta di procedere per “esempi” è stata, da un lato, imposta dal breve orizzonte temporale del Gruppo, dall’altro privilegiata al fine di agevolare la lettura del documento. “
Dunque un elenco delle cose possibili da fare.
Il punto 3.1 afferma la necessità di "realizzare l’alternanza scuola-lavoro, anche per gli universitari introducendo un apprendistato universitario sul modello tedesco o austriaco, due paesi in cui la disoccupazione giovanile è molto contenuta. Un decreto ministeriale dovrebbe autorizzare gli atenei a stringere degli accordi con le associazioni di categoria e i sindacati presenti sul territorio o direttamente con le imprese ivi presenti per istituire un corso di laurea triennale sotto forma di apprendistato. Lo studente lavoratore potrebbe acquisire metà dei crediti del corso in azienda e metà dei crediti in università: sarebbe formalmente impiegato presso l’impresa con un contratto di apprendistato della durata di tre anni, ma l’azienda non avrebbe alcun obbligo ad assumere il giovane alla fine del triennio." Il punto 4.1 parla invece di PA virtuosa e si specifica che è necessario “creare una competizione virtuosa, anche grazie all’uso del web, tra pubbliche amministrazioni, specialmente quelle che erogano servizi ai cittadini, come le strutture sanitarie, la scuola e l’università. A tal fine è necessario attuare quanto già previsto dalle norme che prevedevano la valorizzazione del merito attraverso il salario accessorio. Purtroppo, il blocco agli stipendi ha impedito al meccanismo premiale di realizzare i propri effetti. Inoltre, dal punto di vista del cittadino, è più importante valorizzare l’amministrazione virtuosa che il singolo dipendente meno efficace" . Per raggiungere i menzionati obiettivi- si legge all'interno del documento - “è necessaria la diffusione delle tecnologie digitali. Esse riducono i costi, favoriscono la semplificazione e, facendo dell’amministrazione una “casa di vetro”, agevolano il controllo e la partecipazione dei cittadini. Pertanto, va data sollecita attuazione all’Agenda digitale nelle pubbliche amministrazioni secondo quanto previsto alla fine della scorsa legislatura dal d.l. 179/2012 convertito nella legge 221/2012". Il punto 4.4 parla di come potenziare l’istruzione e il capitale umano.
Tutto ciò lascia ben intendere che il ruolo dell'Invalsi e dell'indire, è centrale, come risulta essere centrale la questione della produttività nella scuola, la cui via è già stata aperta, in modo potenziale, con il famigerato accordo sindacale del 12 dicembre 2012 e dalla riforma c.d Brunetta. |