Maturità/1.
Serve ancora l’esame?

da TuttoscuolaNews, n. 584 29.4.2013

Nelle righe conclusive dell’intervista rilasciata a ilsussidiario.net del 27 aprile (che però su quelle poche righe ci fa il titolo: “E se cambiassimo l’esame di Stato?”) il commissario straordinario dell’Invalsi Paolo Sestito accenna alla possibilità che nel 2015 - anno in cui va a regime la revisione dei piani di studio dell’istruzione secondaria superiore introdotta dal ministro Gelmini nell’anno scolastico 2010-2011 - l’esame di maturità possa cambiare radicalmente, in coincidenza con il varo delle prove Invalsi per il V anno, attualmente allo studio per essere sperimentate su larga scala nel 2014 in vista della loro generalizzazione dal 2015.

Ma quale sarebbe il rapporto tra le due prove? Secondo Sestito “Sarebbe un errore fare delle prove Invalsi una prova ulteriore che si aggiunge alle altre, come a suo tempo fatto per le prove conclusive del I ciclo”. L’avvento delle prove Invalsi al V anno comporterebbe anzi a suo giudizio la necessità di “ripensare il senso complessivo e la struttura dell’esame finale del secondo ciclo”.

In quale modo dovrebbe cambiare l’attuale modello di maturità Sestito non lo dice, anche perché si mostra consapevole della natura eminentemente politica di una decisione in tal senso (servirebbe una legge, e non poche misure di accompagnamento), ma non c’è dubbio che la sortita del commissario Invalsi sollevi una questione più ampia, che è quella della utilità/inutilità di mantenere in vita un esame come quello di maturità che è superato praticamente da quasi tutti i candidati, dà votazioni finali inaffidabili, è tenuto in scarsa se non in nessuna considerazione dalle università e dai datori di lavoro non pubblici. Sullo sfondo si riproporrebbe la questione della certificazione delle competenze acquisite e del valore legale del titolo.