La scuola come elemento di crescita
di Stefano Stefanel
Pavone Risorse,
21.4.2013
Il
documento dei 10 “saggi” scelti dal Presidente Napolitano in
scadenza, dileggiati da molti, ma tornati di grande attualità nel
momento stesso in cui Napolitano è diventato di nuovo Presidente,
getta una luce molto interessante sul futuro della scuola. Il
documento progettuale, che forse diventerà programmatico nel nuovo
Governo, abbandona la demagogia sugli investimenti nella scuola,
presente nei programmi elettorali e tralascia di citare tra gli
elementi di crescita e miglioramento della scuola la stabilizzazione
dei precari, l’aumento dei trasferimenti a pioggia, le rigidità
contrattuali, il ritorno ad un organico che lo stato non è in grado
di pagare. Diciamo che si alza da quel perverso meccanismo
rivendicativo che unisce occupazione a scuola e che sta spazzando
via ogni reale progettualità. Proprio perché progettuale il
documento merita di essere commentato nei punti in cui affronta il
problema della società italiana dal punto di vista della scuola, che
diventa un luogo di crescita e di progresso. Per una volta in un
documento progettuale l’accento non è sull’occupazione, ma sullo
sviluppo che nasce dal miglioramento degli apprendimenti degli
studenti. Ne estraggo i suoi elementi più significativi, così come
sono definiti nel documento, aggiungendo alcuni commenti e opinioni.
Potenziare l’istruzione e il capitale umano.
Dice il documento: “Tutte le analisi condotte sul tema della
crescita economica indicano nella disponibilità di un capitale umano
di qualità uno degli ingredienti fondamentali per sfruttare appieno
le nuove tecnologie, per favorire l’innovazione e l’aumento della
produttività.” E’ evidente che questo tipo di capitale umano deve
venire da una scuola rinnovata e che mette le esigenze della
formazione e dell’apprendimento (e non dell’occupazione e dei voti)
al primo posto. Gli interventi sulla scuola li deve fare la scuola,
fa capire il documento, ma li deve fare avendo ben presenti gli
obiettivi di sistema. Se si continua a ragionare per classi di
concorso e saperi obsoleti la strada rimarrà in salita. Solo una
scuola capace di far leggere ai suoi studenti la società è una
scuola in grado di far crescere l’innovazione, la ricerca e lo
sviluppo e dunque di far crescere in tutti i sensi il Paese.
Contrastare l’abbandono scolastico.
Sia l’abbandono scolastico sia la
dispersione sono delineati chiaramente nel documento. La proposta di
aumentare il tempo scuola senza duplicare le attività del mattino è
molto corretta, così come quella di individualizzare i percorsi
entro cui inserire soggetti a rischio. Per contrastare l’abbandono e
la dispersione la scuola deve stare nella società e trarre dalla
società stimoli e impulsi per costruire una progettualità inclusiva.
Promuovere il merito, aumentare le opportunità. “La
mobilità sociale si è drasticamente ridotta, al punto che le
generazioni nate negli anni ’80 hanno molte meno opportunità di
evolvere nella scala sociale rispetto alle generazioni precedenti.
La condizione della famiglia di origine condiziona pesantemente
l’esito scolastico e i percorsi di vita.” Il documento mette
l’accento su quella che è una delle più gravi colpe della scuola,
selettiva con gli immigrati, i disagiati, i soggetti problematici.
L’inclusione non deve essere solo una parola attraverso cui si
indicano i percorsi che il soggetto deve compiere per farsi
includere, ma deve essere il percorso che la scuola compie per
includere. I soggetti deboli hanno difficoltà a scegliere e a
integrarsi e spesso non lo sanno fare. La scuola deve invece pensare
meno a trasmettere conoscenze che ormai ognuno trova nel web e deve
cementare metodologie e strumenti per leggere quelle conoscenze. Il
documento prevede poi un passaggio fondamentale per un programma di
Governo che scardinerebbe il sistema dell’istruzione dalle sue
fondamenta: “Si suggerisce, quindi, che la Conferenza Stato-Regioni
vari, quanto prima, il decreto sulla definizione dei livelli
essenziali delle prestazioni e dei requisiti di eleggibilità per il
diritto allo studio universitario. Inoltre, il Fondo Integrativo
Statale delle borse di studio, recentemente ridotto a livelli
minimi, va aumentato in modo consistente, anche per sottolineare che
lo Stato intende offrire reali opportunità verso gli studenti
meritevoli provenienti da famiglie meno abbienti.” Se si collegano,
infatti, gli interventi statali alla fissazione dei livelli
essenziali delle prestazioni il sistema scolastico e universitario
italiano non può restare così com’è. Il passaggio è cruciale perché
connettere i livelli essenziali delle prestazioni col diritto allo
studio significa collegare soldi a merito. La cosa non è scontata
perché tutto questo porta all’abolizione del valore legale del
titolo di studio in quanto il titolo di studio così come lo
attribuiamo noi non seleziona i migliori, ma estende soltanto la
titolarità di diritti spesso non esercitabili (la laurea o il
diploma che fa accedere al posto di lavoro in quanto documento con
valore legale). Se, infatti, si aumentasse il Fondo Integrativo
Statale senza prima fissare i livelli essenziali delle prestazioni
connessi ai costi-standard non si farebbe altro che aprire un nuovo
buco nei conti. L’operazione suggerita invece porta a premiare
merito ed efficienza. Un bel cambio di passo.
Investire in istruzione per migliorare la salute e ridurre i costi
del sistema sanitario. Il
rapporto tra istruzione e salute è declinato in maniera molto
interessante e passa per l’educazione che le nostre scuole possono
dare se lo pongono come obiettivo di sistema. Un ottimo modo per
collegare sapere e società.
La scuola digitale e la cultura dei dati. Dice ancora il documento:
“Il cambiamento della scuola passa
anche attraverso la capacità di sfruttare quello che le nuove
tecnologie offrono, soprattutto per la costruzione degli ambienti di
apprendimento.” E’ del tutto evidente che la scuola delle conoscenze
e delle abilità deve cedere il passo a quella delle competenze. Il
soggetto “connesso” deve essere un soggetto critico e attivo, capace
di cercare e selezionare, di archiviare e trovare. La sua cultura
non deve fermarsi nella scuola, ma deve essere parte integrante
della sua vita quotidiana. Il soggetto è sempre a scuola e la scuola
è sempre vicina al soggetto. Quindi vanno cambiati esiti e metodi
per far uscire la scuola da quel suo essere orgogliosamente fuori
dal mondo che la sta rendendo debole. Quello proposto è un cambio
totale di prospettiva in cui il soggetto mentre vive impara. E
soprattutto a scuola impara ad imparare.