Salvate i piccoli geni:
In Veneto un progetto per valorizzare gli
alunni più dotati. Sono tra il 3 di Salvo Intravaia la Repubblica, 29.4.2013 In classe sono spesso con la testa per aria e con il loro atteggiamento fanno infuriare gli insegnanti. Si isolano e non riescono a giocare per troppo tempo con i loro coetanei. E a volte sono anche aggressivi e irascibili. Ma sono capaci di intuire al volo i concetti proposti da maestri e professori, che bombardano di domande. Si tratta dei cosiddetti gifted children, gli alunni superintelligenti, che la scuola italiana spesso snobba non sapendoli individuare e gratificare adeguatamente. Ma dal prossimo anno, in Veneto, partirà un progetto pilota per supportarli sin dalle scuole elementari ed evitare che questo potenziale umano rischi di perdersi tra gli ingranaggi di una scuola che arranca. Sarà compito degli insegnanti scovarli e personalizzare l'attività d'insegnamento evitando la noia e il disagio di essere "superiori" alla media. "La scuola spesso mortifica gli alunni più dotati. Per questa ragione - spiega Gianna Marisa Miola, vicedirettore dell'Ufficio scolastico regionale del Veneto - abbiamo deciso di accettare la proposta avanzata dall'università di Padova". Il progetto E. T. Education to Talent è infatti promosso dalla Regione con l'Ufficio scolastico e sarà realizzato dal Centro produttività Veneto con il Dipartimento di psicologia dello sviluppo dell'università di Padova. Lo scopo è di fornire agli insegnanti gli strumenti per individuare i soggetti ad alto potenziale cognitivo e di mettere in atto tutte le metodologie necessarie per individualizzare l'insegnamento, valorizzando i "genietti" che si aggirano tra le mura scolastiche. Saranno 260 gli insegnanti del primo ciclo che potranno seguire i corsi. E, alla fine del percorso, almeno in Veneto, gli alunni superdotati saranno adeguatamente supportati. "Se un bambino è particolarmente dotato in logica o in matematica, la scuola deve saperlo supportare", spiega Daniela Lucangeli, docente di Psicologia dello sviluppo nell'ateneo di Padova. "L'idea", aggiunge, "è quella di insegnare ai docenti a variare le strategie di insegnamento per supportare i talenti che ogni alunno manifesta. Ed è proprio con gli alunni più piccoli che si possono ottenere i migliori risultati". Aggiunge Lucangeli: "Durante il corso, gli insegnanti imparano a riconoscere gli errori fatti durante le loro attività di classe e imparano le cosiddette "strategie divergenti": in pratica, a proporre agli alunni tante soluzioni diverse per lo stesso problema. E per misurare l'impatto in termini quantitativi delle loro lezioni sugli alunni, somministrano questionari di strategia costruiti di volta in volta dagli stessi docenti". Ma chi sono i geni in erba che frequentano le classi italiane e, soprattutto, quanti sono? Quantificarne il numero non è affatto facile. Secondo una indagine pubblicata dalla Commissione europea alcuni anni fa, nelle classi europee ce ne sarebbero tra il 3 e il 10 per cento: in Italia, tra 240 e 900mila alunni. Che cosa si intende per alunno superintelligente? Anche a questa domanda non è facile dare una risposta univoca. In alcuni paesi, come Germania e Olanda, per fare parte del club dei supergeni occorre mostrare un Qi (il quoziente di intelligenza) superiore a 130 punti: 100 è il valore attribuito ai soggetti "normali". In altri paesi, come la Francia, la definizione è meno rigida: gli alunni intellettivamente precoci sono quelli capaci di realizzare performance che, in media, sono messe in atto da bambini di due, tre o quattro anni più grandi. E la scuola italiana, come si comporta al cospetto degli alunni più dotati? Dopo i tagli imposti in particolare dall'ex ministro Mariastella Gelmini, insegnanti e presidi si sono dovuti preoccupare di assicurare almeno l'indispensabile alla maggior parte degli 8 milioni di alunni che affollano ogni giorno le classi. E i fondi per la formazione dei docenti si sono assottigliati. |