Un baraccone chiamato valutazione

 da ReteScuole Crema, 12.4.2013

Il consiglio dei ministri di un governo defunto e per giunta penalizzato dagli esiti elettorali, ha approvato in via definitiva il Regolamento sulla valutazione del sistema di istruzione e formazione , finalizzato ad introdurre nella scuola italiana una forma di selezione degli istituti scolastici per inserirli in una graduatoria di merito sulla cui base elargire o meno finanziamenti e riconoscimenti.

Per raggiungere questo obiettivo verranno utilizzati degli ispettori, un’autovalutazione d’istituto, che prevede un Piano di miglioramento nell’azione didattica ed organizzativa d’Istituto.

La valutazione rischia di trasformarsi in un impegno burocratico troppo gravoso per gli insegnanti che rischiano di sottrarre tempo all’insegnamento.

Si tratta di un atto politico di inqualificabile gravità e impudenza, non solo perché sancito da un governo ormai privo di ogni legittimazione democratica, ma perché entra nel merito di questioni di estrema importanza e delicatezza senza alcuna forma di consultazione e coinvolgimento di chi nella scuola ci lavora quotidianamente.

Affidandosi all’INVALSI (baraccone clientelare di dubbia competenza), questo governo scaduto intende estendere un analogo sistema di valutazione ai singoli istituti scolastici, onde inserirli in fasce differenziate di merito (scuole di serie A, B, C…), tali da giustificare diverse quote di finanziamento così come già previsto dal Decreto Brunetta del 2009 circa la retribuzione dei docenti.

L’esito dei quiz dell’ INVALSI somministrati agli studenti dovrebbe diventare il criterio di valutazione della bravura dei docenti e dell’affidabilità per le famiglie dei singoli istituti scolastici.

A parte la già comprovata scarsa affidabilità delle prove INVALSI finora pervenute alle scuole, risulta evidente quanto siffatta pratica possa aprire spazi a modalità di svolgimento e correzione di dubbia trasparenza, per non parlare della psicosi che si diffonderebbe, tale da finalizzare l’intera attività didattica a questa scadenza con pesanti ricadute negative sul percorso di formazione dell’alunno e sulla libertà di insegnamento.

Abbiamo ragione di ritenere che questo provvedimento, ispirato ad una perversa e ossessiva idea di “meritocrazia” (alibi giustificatorio di una pratica punitiva nei confronti degli statali “fannulloni”), costituisca un ulteriore capitolo dell’attacco alla scuola pubblica al fine di ridurne le risorse a disposizione in base ad una pura logica di tagli.

"Ce lo chiede l'Europa" è anche la formula taumaturgica che avrebbe reso obbligatorio un intervento sulla valutazione. Omettendo di ricordarci come il tema della valutazione in Europa sia stato oggetto di studio e finanziamenti, nonché interpretata come strumento di miglioramento e attuazione di strategie correttive sul sistema. A noi, di contro, viene imposto il Pensiero Unico dell'Invalsi, diretta emanazione del MIUR.

Il Ministro inoltre dimentica che un recente studio della Commissione Europea ha aspramente criticato il nostro Paese poiché fra i 27, solo l’Italia ha ridotto i bilanci del settore scuola, una riduzione del 10,4%. tra il 2010-e il 2012.

La scuola della Costituzione non ha bisogno di questi colpi di mano all’insegna del peggior liberismo, ma di una nuova fase di investimenti pubblici intesi a mettere in sicurezza gli edifici scolastici, a dare stabilità ai tanti precari, ad eliminare le classi pollaio, a ridurre gli abbandoni, ad integrare gli alunni stranieri, a rinnovare la didattica e a dotare le scuole di nuovi strumenti tecnologici.

Retescuole invita il personale della scuola ad esprimere la propria opposizione a questo provvedimento, organizzando iniziative di protesta e momenti di discussione e riflessione.