Scuola, parla il neo ministro Intervista al ministro dell'Istruzione Anna Maria Carrozza di Andrea Carugati, l'Unità, 28.4.2013 Pisana come il premier Enrico Letta, anche lei nata a metà degli anni Sessanta, Maria Chiara Carrozza è stata rettore della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa fino all’elezione alla Camera nel febbraio scorso. Laureata nel 1990 in Fisica con una tesi sulle particelle elementari, dottorato in Ingegneria, ha avuto numerose esperienze professionali all’estero e negli ultimi tre anni è stata presidente del Forum Università e ricerca del Pd. Fino alla nomina a ministro dell’Istruzione e dell’Università.
«Conosco da tempo Enrico Letta, la mia attività politica è iniziata
nel Forum del Pd», spiega, «ed è coincisa con la segreteria Bersani.
È stato lui prima delle elezioni a propormi la candidatura come
capolista in Toscana e io ho accettato, con l’idea di lavorare sui
temi della ricerca».
«La situazione politica è estremamente difficile ed è lo specchio
della crisi del Paese. Mi rendo conto della gravità della
situazione, per me è una grandissima responsabilità. C’è moltissimo
lavoro da fare».
«La mia guida sono i principi della Costituzione, per nulla
invecchiati. A partire dall’aiuto ai capaci e ai meritevoli a
raggiungere i più alti livelli nello studio. E poi la centralità
degli investimenti nella ricerca scientifica e tecnica. Però bisogna
investire nel modo giusto, spesso ci sono stati In Italia sprechi e
inefficienze. Vorrei far capire agli italiani che pagano le tasse
che investire in istruzione e ricerca è una cosa utile».
«La ristrutturazione e la messa a norma degli edifici scolastici. È un
problema enorme, e spesso ho visto Comuni che potrebbero investire
ma sono bloccati dal Patto di stabilità. Poi vorrei introdurre
maggiore efficienza nella valutazione dei progetti di ricerca:
bisogna lavorare per meritare quei maggiori investimenti che
giustamente si pretendono».
«Bisogna fare un’analisi seria per capire come è stata attuata la
riforma, a volte in modo incompleto e diverso da come era previsto.
Ci sono una serie di complicazioni burocratiche che vanno
modificate, a partire dal reclutamento dei professori. Il problema
principale è questo: non siamo ai livelli europei, c’è un
reclutamento inceppato da problemi e ricorsi. Vorrei che l’etica
pubblica e la reputazione dei docenti contassero più delle regole
burocratiche, sul modello anglosassone. Per combattere la corruzione
abbiamo riempito i percorsi di regole, e appesantito ogni processo
di infiniti passaggi, senza riuscire neppure a centrare l’obiettivo
di azzerare i fenomeni corruttivi. Su questo vorrei ragionare, al di
là degli slogan».
«L’istruzione come priorità assoluta per il Paese, conquistare la
fiducia degli insegnanti, dei ricercatori, dei professori. Far
capire che questo Paese investe su di loro. Bisogna investire in
nuovi posti da ricercatori e professori. E i nostri ricercatori
devono guadagnare quanto i loro colleghi europei».
«Sono consapevole che saranno necessarie delle mediazioni tra
posizioni diverse. Se si parte dall’idea di non distruggersi a
vicenda e di fare il bene del Paese si può trovare un modo di
lavorare. Vorrei dire basta alle guerre sul passato, cominciamo ad
affrontare i problemi di oggi e le soluzioni possibili. Non intendo
fare questo lavoro con un approccio ideologico».
«Direi proprio di no. Non mi sono mai definita come anti qualcuno.
Sono una persona interessata a far bene un lavoro per il Paese.
Questi personalismi, queste divisioni tra il “bene” e il “male” sono
un errore. Non sarò ossessionata dalle classifiche di popolarità dei
ministri».
«La scuola pubblica è la priorità e qui vanno gli investimenti. Questo
non significa negare il ruolo della scuola privata».
«Credo che sia necessario ascoltare tutte le opinioni, ma ho sempre
ritenuto che in una squadra vadano rispettate le decisioni prese a
maggioranza. E così ho fatto nei giorni dell’elezione del Capo dello
Stato».
«Ripeto: sarebbe da irresponsabili non ascoltare le posizioni di
tutti. Ma è giusto che ci sia una disciplina. Sulle espulsioni
tuttavia sarei molto cauta».
«È un governo che in un momento difficile può prendere decisioni
importanti per far ripartire l’Italia e favorire una riscossa
civica. Spero che sia un governo di persone che vogliono lavorare
insieme per uscire dallo stallo». «Non mi illudo che sarà un rapporto semplice, dovremo essere capaci di parlare con tutto il Parlamento. Le Camere devono ritrovare un ruolo centrale, questo è un Parlamento rinnovato pieno di professionalità e competenze nuove e da valorizzare. Credo che occorra lavorare per metterle in gioco davvero». |