L'educazione è la nemica della saggezza... di Cosimo De Nitto, Pavone Risorse 28.4.2013
"L'educazione è la nemica della saggezza, perché l'educazione rende
necessarie tante cose, di cui, per esser saggi, si dovrebbe fare a
meno." La cosa che più colpisce nella parte del documento dei "saggi" dedicata alla scuola è il linguaggio. Un perfetto euroburocratese. Sembra di leggere un brano dei vari documenti, "raccomandazioni", analisi che l'euroburocrazia dedica alla scuola. E' un fatto positivo che si siano ricordati della scuola (di questi tempi), ma sono, a mio avviso, estremamente limitati, riduttivi, privi di un orizzonte progettuale i termini in cui l'hanno fatto.
D'altronde se chiamano
a scrivere di scuola economisti o comunque esperti che adottano come
unico approccio quello economicistico cosa ci si può aspettare
d'altro se non parole-concetti-paradigmi come: produttività,
capitale umano, performance, filiera, sostenibilità, (economica),
ecc? "Contrastare l’abbandono scolastico", perché?
Perché bisogna attuare
il principio costituzionale della eguaglianza delle opportunità e
del diritto allo studio? No.
Il perché ce lo dicono
i "saggi":
La ricetta che offrono
i "saggi"? "Il prolungamento della scuola
al pomeriggio negli anni del primo ciclo". Peccato che
questa è una "vecchia" ricetta, la quale, una volta, si chiamava
"tempo pieno", che non è il "tempo prolungato" che c'è ora, se c'è e
dove c'è. Assomigliava genericamente a ciò che i “saggi”
suggeriscono relativamente ai contenuti e attività pomeridiane. Promuovere il merito, aumentare le opportunità. In questo capitolo si riduce il problema del "merito" ai fondi per il diritto allo studio da aumentare. Il problema viene approcciato dalla parte del risultato, mentre ancor prima e ancor più deve essere approcciato dalla parte del processo. Che il fondo per il diritto allo studio debba essere aumentato notevolmente è da condividere certamente, ma il problema centrale è quello di un sistema che deve "produrre" merito, cioè qualità della formazione. Investire in istruzione per migliorare la salute e ridurre i costi del sistema sanitario. In una vita di lavoro nella scuola, in tutti i documenti, libri, corsi di aggiornamento, letture ecc. ho sentito attribuire alla scuola moltissime finalità. Alcune aderenti, pertinenti, altre più di contorno, altre poco probabili, altre improprie, altre ancora poco attinenti. Il fine di ridurre i costi del sistema sanitario nazionale francamente è la prima volta che lo sento. Mi sembra di avere per merenda il classico cavolo. Provo a introdurre qualche ragionamento.
La scuola digitale e la cultura dei dati. Ormai è un mantra che ci sentiamo ripetere ossessivamente. Su questo tema, dirò molto sbrigativamente, si fa più propaganda che fatti. Fatti seri intendo. A parte le carenze infinite, la mancanza di investimenti, strutture, ambienti ecc. manca una strategia seria che renda "compatibili" “questa” scuola e le nuove tecnologie. Manca l'intermediazione umana, intelligente, esperta, matura, consapevole delle potenzialità, ma anche dei punti critici delle nuove tecnologie. Non è da scuola mettere al centro lo strumento e non il soggetto che si deve formare (non istruire). Conclusione Del trittico inscindibile "istruzione, formazione, educazione" che è alla base di un sistema scolastico degno di questo nome, i "saggi" sembrano interessati solo all'istruzione, agli aspetti più pragmatici, finalizzati ad un mercato del lavoro che allo stato attuale delle cose è più virtuale che reale, e che ha bisogno di ben altri interventi. Non è della semplice istruzione, dell'addestramento professionale che ha bisogno la nostra società, non solo di lavoratori capaci e competenti, ma anche di cittadini responsabili e persone mature, consapevoli, capaci di ritagliarsi un ruolo in questo difficile e complicato mondo. Non si può parlare di scuola se non si parte e se non si arriva alla Costituzione. Per farlo occorre un progetto, una visione della società e dei processi sociali di largo e lungo respiro. Ci vogliono, insomma, altri “saggi”. |