Investimenti per la scuola mai così male Amelia Elia Avvenire, 8.3.2013 La notizia buona è che peggio di così non potrà andare: difficile per l’Italia scendere ancora nella classifica dei Paesi europei in merito agli investimenti nella cultura e nella scuola. L’ultimo posto è già nostro per quel che riguarda la prima: persino la Grecia – che certo non naviga in acque migliori di noi – è riuscita a superarci destinando alla cultura l’1,2% della spesa pubblica. La media della Ue a 27 ammonta al doppio, al 2,2%.
Ed è una magra consolazione essere un gradino più sopra dei nostri
vicini ellenici – cioè penultimi tra i 27 Paesi dell’Ue – per
l’investimento nell’istruzione che ammonta all’8,5% contro una media
europea del 10,9. Tutto vero. Ma – invita il ministero – sono dati da leggere con attenzione, tenendo conto di alcune caratteristiche strutturali del nostro Paese, «anzitutto – precisa il Miur – la percentuale dell’8,5 è calcolata tenendo conto della spesa pubblica complessiva, comprese anche le risorse assorbite dal pagamento degli interessi sul debito pubblico».
Sarebbe più opportuno dunque – sostiene il ministero – «calcolare la
percentuale di risorse investite nella scuola e nell’università al
netto della spesa per gli interessi sul debito che per l’Italia è di
gran lunga superiore alla media Ue. Se escludessimo dal calcolo gli
interessi sul debito – conclude la nota – la percentuale salirebbe
di quasi un punto percentuale, superando ampiamente il 9%, poco al
di sotto della media Ue». Per l’Italia, investire poco e male nella scuola è una costante: nel 2006 – senza l’alibi della crisi – ci piazzavamo al diciottesimo posto destinando all’istruzione primaria e secondaria il 4,73% del Pil contro il 5,5% della media europea. Desolanti i dati di Eurostat inerenti l’istruzione universitaria che ci vedeva più generosi nella spesa (lo 0,8% del Pil) soltanto della Bulgaria. Da allora, non ci siamo più ripresi: il nostro Paese ha conquistato la maglia nera tra quelli che tra il 2010 e il 2012 hanno effettuato i tagli più pesanti al bilancio della scuola. La situazione emerge da uno studio realizzato dalla Commissione Ue presentato lo scorso marzo. A ridurre gli investimenti non è stata solo l’Italia ma noi siamo tra gli Stati – sette – che hanno superato quota 5% (-3,8 nel 2011 e -6,8 nel 2012). |