Il nuovo regolamento
del Sistema Nazionale di Valutazione.
I pro e i contra e un dubbio di fondo.
di Antonio Valentino
Pavone Risorse,
1.4.2013
A regolamento
approvato, le polemiche continuano, se possibile, con maggiore
virulenza. Come è buona abitudine nostrana.
Virulenza a parte, mi sembrano in ogni caso condivisibili le
preoccupazioni, espresse da più parti, per alcune scelte
francamente opinabili che costellano il Decreto.
Sul modello, in primo luogo.
Non convince, per esempio, l’attribuzione all’INVALSI del ruolo
privilegiato di “coordinamento funzionale” dell’intero SNV. Non era
più semplice prospettare una figura di raccordo e coordinamento che
permettesse di cogliere il senso più proprio del SNV in cui le
rilevazioni tendono a riguardare la vita complessiva delle scuole
(criticità e punti di forza che condizionano i livelli di
apprendimento) e sono finalizzate a interventi di sostegno e
miglioramento?
Almeno ambigua - se non
c’è qualcosa che mi sfugge - è la scelta di un INVALSI che, nel c. 4
dell’art. 2, opera sulla base “di modalità di valutazione ….
definite, (…) dal Ministro….”; e nel comma precedente si configura
come soggetto cui spetta invece “la
definizione delle modalità tecnico-scientifiche della valutazione
….”.
Questa ambiguità rinvia, in buona sostanza, al tema scottante
dell’autonomia e indipendenza dell’Istituto, che sappiamo essere
condizione prima della sua autorevolezza nei confronti delle
Istituzioni Scolastiche e degli altri soggetti. L’indipendenza
dell’Istituto – che pure in altri paesi europei è scelta ormai
solida – meritava, in ogni caso, passaggi decisamente più chiari e
scelte più nette.
Una bruttura ben grossa
è poi la commistione tra valutazione delle scuole e valutazione dei
DS. Poco da eccepire, credo, sul fatto che a definirne “gli
indicatori per la valutazione” dei DS sia l’INVALSI; così anche sul
fatto che i risultati delle rilevazioni sul funzionamento delle
scuole tirino in ballo il DS.
Negare quest’ultima cosa sarebbe mistificante. Ma inserire dentro i
processi valutativi delle scuole quelli che riguardano il DS (v.
l’art. 3, punto f), fa correre – come annota giustamente Giorgio
Allulli in un suo recente intervento – “forti rischi di
inquinamento” nell’attività di direzione delle scuole.
C’è, poi, un aspetto
critico poco considerato. E che non riguarda tanto le scelte fatte,
quanto piuttosto le “assenze” di aspetti nevralgici del sistema.
Sto pensando al sistema dei LEP (i livelli essenziali di
prestazioni), senza la cui determinazione si corre il rischio di
concentrarsi sugli apprendimenti, senza aver chiaro cosa
effettivamente spetti alla scuola di mettere in campo per garantire
il raggiungimento degli obiettivi previsti. E, quindi, qual è il
criterio di riferimento nelle operazioni di rilevazione e
valutazione del sistema.
Ne ha parlato recentemente in termini chiari e puntuali – e del
tutto appropriati e condivisibili - Franco de Anna in un
approfondito articolo/saggio.
Ma è assente ogni
riferimento anche alla riforma degli organi collegiali le cui norme
di autogoverno non potranno ignorare senso e procedimenti del nuovo
SNV.
La cosa che più sorprende è proprio l’assenza di questa
consapevolezza che il Regolamento fa chiaramente percepire. Quasi
che il SNV sia un pianeta a sé.
È anche da condividere infine - con un qualche interrogativo che qui
non articolo - anche la contrarietà all’approvazione del decreto a
“governo scaduto”.
(Tralascio consapevolmente ogni considerazione su un’operazione che
vuole essere ambiziosa e che si vuole realizzare a costo zero. … Ne
andrebbe di mezzo la ragione stesso di questo “pezzo”.)
Pur con tutte queste
perplessità, mi chiedo, a questo punto: è meglio rimettere in
discussione tutto? O non è forse meglio partire dal “qualcosa” che
già c’è e lavorare per migliorarlo?
Il secondo interrogativo ne presuppone però uno fondamentale: la
struttura portante del nuovo SNV ha sufficienti elementi di tenuta
qualificante?
È solo, penso, dalla
risposta a quest’ultima domanda che si potrà dire se, tutto sommato,
l’operazione portata a termine, può probabilmente ridimensionare
“gli assalti” di chi non si rassegna a questa approvazione; e
riuscire efficace, a certe condizioni, per l’intero sistema.
Provo ad elencare gli aspetti che in tanti considerano positivi e a
richiamare gli articoli del Regolamento che ne parlano:
Metterei al primo posto il
procedimento complessivo di valutazione previsto: mi sembra ben
pensata la scelta di valorizzare il ruolo delle scuole (sia nel
processo di autovalutazione, sia anche nella individuazione e
definizione di piani di miglioramento e nella rendicontazione
sociale prevista (art. 6).
In secondo luogo richiamerei il tipo di strategia scelta per la
valutazione della nostra scuola, che va oltre la mera
somministrazione di prove di apprendimento. È chiara infatti la
previsione di supporti alle istituzioni scolastiche nella
definizione e attuazione dei piani di miglioramento dell’offerta
formativa e dei risultati degli apprendimenti degli studenti,
“autonomamente adottati” dalle stesse. A tal fine, si prevede, ad
esempio, che l’INVALSI curi una serie di operazioni qualificanti che
si rendano necessarie a seguito dei risultati delle rilevazioni
(sostegno ai processi di innovazione centrati sulla diffusione e
sull’utilizzo delle nuove tecnologie, interventi di consulenza e di
formazione in servizio del personale, anche sulla base di richieste
specifiche delle istituzioni scolastiche…) (art. 3).
In termini ancora più precisi viene rappresentato in proposito il
ruolo dell’INDIRE (art. 4).
Un terzo punto importante:
la finalizzazione della valutazione al miglioramento della qualità
dell’offerta formativa e degli apprendimenti (art. 2) sgombra
finalmente il campo da dubbi e sospetti sull’eventualità di un uso
punitivo o premiale dei dati della valutazione (qualche dubbio però
– o più di uno - rimane per la valutazione del DS, per la quale si
introduce il riferimento al Decreto Brunetta n.150/2009. Ma questo è
un discorso che va visto a sè).
E ancora:
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La valutazione
esterna non riguarda solo gli apprendimenti degli studenti. Le
rilevazioni e le analisi riguardano infatti
il contesto, le risorse, i
processi ed i prodotti che permettono di formulare un giudizio
più complessivo sull’attività della scuola (artt. 2 e 6,
soprattutto) |
|
L’articolazione del SNV in
INVALSI, INDIRE, Ispettori, che si prevede interagiscano sulla
base di ruoli definiti, ha il senso di distribuire le funzioni
in modo chiaro. Le attività previste soprattutto per l’INDIRE,
per esempio, suonano conferma, mi sembra, del fatto che il SNV
si pone anche come risorsa per le scuole che, in base agli
esiti delle rilevazioni effettuate, sono chiamate a obiettivi di
miglioramento e sviluppo (artt. 3 e 4).
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Resta da capire a questo punto
|
se le scelte su cui anche qui si sono espresse valutazioni
negative siano tali da condizionare l’attività del sistema a
tal punto che non solo sia illusorio aspettarsi qualcosa di
buono dalla messa in atto del regolamento nel suo insieme, ma
addirittura che i risultati non potranno che peggiorare la
situazione (come da qualche parte si dice);
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se non valga piuttosto la pena di “intascare il risultato” e
valorizzare il buono che in questo regolamento c’è – perché in
ogni caso potrebbe produrre cambiamenti importanti - e puntare
a migliorarlo nella prossima legislatura con esperti qualificati
della materia ( non mancano certo al fronte progressista gente
di valore, preparata ed esperta |
A me comunque piace, in
linea di massima, il bicchiere mezzo pieno.
Però, la cosa che più
temo – eppure, come dicevo, tendo a guardare il mezzo pieno dei
bicchieri - è che, comunque, con questo o un altro regolamento, con
quete o altre rilevazioni (che si continuerà a fare come negli anni
scorsi), poco cambierà nella cultura valutativa delle scuole e,
più in generale, nel modo di fare scuola; che è ciò che più conta. E
non perché ci sono, nel regolamento approvato, punti di debolezza,
tipo quelli evidenziati, ma perché fare autovalutazione che conti e
incida o rendicontazione sociale sensata di quello che si fa o
pianificare il miglioramento e la ricerca o solo leggere, analizzare
e considerare criticamente i risultati delle rilevazioni, pensando
al loro utilizzo, richiede professionalità, motivazione e risorse.
Sarebbe lo stesso anche se il regolamento approvato fosse il
migliore dei regolamenti possibili.
Il vero problema non
sono le criticità pur pesanti di questo regolamento, quanto
piuttosto l’assenza di questi tre “ingredienti”. O no?
Comunque, pur nel
dubbio e nel timore … .
P.S.
Daniela Bertocchi che è, come molti sanno, ricercatrice e
sperimentatrice tra le più preparate e rigorose che possiamo
vantare, in una nota inviatami un paio settimane fa, mi ricordava
sia le numerose esperienze e sperimentazioni positive che sul campo
della valutazione e autovalutazione delle scuole fioriscono nel
nostro paese, sia la solida e abbondante documentazione che,
soprattutto sul sito dell’Indire, è possibile visionare in
proposito. Ovviamente, il suo richiamo non era assoluzione o
indulgenza nei confronti della politica scolastica generale,
soprattutto di quest’ultimo decennio e anche sul terreno della
valutazione. Anzi. Voleva essere in primo luogo apprezzamento per
tanta scuola impegnata e i suoi risultati e sottintendeva l’impegno
per una preparazione e un protagonismo diffusi, al riguardo, da
parte di docenti e ds.
E forse c’era anche implicito il desiderio che, da parte di chi si
interessa di scuola, si evitino bellicose campagne da duellanti
perpetui (pro o contro il regolamento, pro o contro le prove
invalsi, pro o contro le rilevazione censuarie), che non solo creano
stallo, ma che distruggono anche i ponti residui di ricerca e
collaborazione. E che, di conseguenza, si cominci a lavorare ai
problemi per cercare e sperimentare soluzioni.
Non sono però sicuro che ci fosse anche questo messaggio o
auspicio.
Bisogna che glielo chieda.