La ricreazione non aspetta

Le dieci domande di senso sulla scuola

 Mila Spicola Com.Unità, 9.4.2013

Più che dare risposte sensate, una mente scientifica formula domande sensate. Levi-Strauss

 

Molti di voi sono rimasti amareggiati dal costatare che il nostro paese è ultimo in Europa per gli investimenti in scuola e cultura. Noi lo sapevamo, adesso lo sapete anche voi. Anche se poi arriva sempre l’intortatore dei dati e ti dice: che però la spesa pro capite alunno è maggiore, che però la spesa in stipendi è maggiore, che però..però il cavolo. Idati si possono aggregare e disaggregare come meglio fa comodo. La condizione delle nostre scuole è sotto gli occhi di tutti e il motivo è la scarsezza di risorse, che deriva essenzialmente da una carenza di senso. Da una superficialità di approccio, dall’assenza di metodo e di visione. Oltre che dalla mediocrità delle scelte operate negli ultimi anni, frutto non solo di tagli ma anche di sostanziali pregiudizi ideologici che hanno investito la scuola più che altri settori della vita collettiva.

Secondo Benedetto Vertecchi, il grande pedagogo italiano, le domande vere da porsi sulla scuola italiana sono le domande di senso.

Che poi si riesca a rispondere e come, quella è la seconda puntata. La si svolge insieme, paese, scuola, politica, non unilateralmente. Chi si occupa di sistemi d’istruzione e di riforme della scuola deve avere come pregiudiziale alcune questioni essenziali, fondative, strutturali, come si usa dire, prima di risolvere le mille declinazioni operative dei singoli problemi. IN realtà sono domande che dovremmo porci tutti.

Tempi, modalità, discipline, contenuti, nuove tecnologie, docenti, pratiche, innovazioni, dipendono tutte dalle domande sul senso che noi vogliamo dare alla scuola in questo nostro paese martoriato, domande che da almeno 40 anni non si fanno più. Tutti hanno una risposta sulla scuola, una soluzione. Latitano le domande vere e ponderate.

A un occhio poco uso ai temi sembreranno ostiche e difficili. E lo sono,difficili.  Per chi di pratiche educative campa queste domande e questi dubbi sono fonte pura in un pozzo stagnante affetto da un grave difetto: l’essenziale si è perso di vista,  l’ abc del chi siamo, dove andiamo e cosa vogliamo quando parliamo di istruzione ed educazione nel nostro paese.

Vertecchi ha riassunto in dieci domande le questioni fondamentali di senso che riguardano i sistemi d’istruzione. Attenzione, non stiamo parlando di ambiti di azione o di intervento, ma di premesse delle azioni in ogni ambito. Un tema essenzialmente politico in senso lato.

1.   Quali sono le condizioni nelle quali oggi si pratica l’educazione?  Qual è la variabilità spazio-temporale?

2.   Quali sono gli intenti che fungono da fattori dinamici dell’educazione? Come sono cambiati e cambiano nel tempo e nello spazio?

3.   In che modo l’educazione concorre a soddisfare le esigenze vitali della specie? Quali sono le differenze nel tempo e nello spazio?

4.   Quali sono i rapporti tra educazione formale e informale? Come sono cambiati e cambiano nel tempo e nello spazio?

5.   Quali sono le fonti della conoscenza educativa? Esperienza, natura, cultura? Quali sono le rispettive logiche interpretative?

6.  Perché sviluppando interpretazioni diacroniche si giunge a conclusioni che contraddicono quelle sincroniche?

7.  Come cambiano le interpretazioni educative se orientate al tempo breve o al tempo lungo? (Ovvero: formazione o educazione?)

8.   In  che cosa consiste l’autonomia dell’educazione? Quanto è compatibile con altre esigenze, per esempio economiche?

9.   Come potrebbe essere definita nell’ educazione formale la categoria dell’utilità? Quali sono le relazioni tra l’utilità e il tempo?

10. Quali relazioni collegano politica e educazione, sul piano delle definizioni(intenti) e su quello delle pratiche (risorse)?

Cerchiamo di rispondere a questo prima di affrontare il resto. Prima la scuola. Prima di capire se abbiamo o meno gli e-book, le aule,  i cornicioni, i riscaldamenti, le sei ore, le bocciature, i maestri unici o plurimi… cerchiamo di capire cosa c’è dentro e prima e dopo al grande e unico tema del rapporto tra educazione, istruzione e formazione nel nostro paese. Per farlo ci vogliono coraggio, passione e professionalità.

Qualcuno le troverà astratte, qualcuno le troverà fumose? Chiedetevi cosa è la musica. Chiedetevi cosa è l’arte. Chiedetevi cosa è la poesia. Lça cultura. CHiedetevi il rapporto di queste col vostro agire e il vostro essere e il vostro fare. Siete voi, siamo noi, la nostra vera identità. L’unica cosa che conta: l’identità. Se tentate di rispondere vi renderete conto che ciascuna delle parole scritte sopra comporta un tipo di azione in campo scolastico piuttosto che un’altra.  Un e-book è uno strumento il cui fattore dinamico è il progresso tecnologico o quello comunicativo, o quello sociologico, o altro ancora..? e, davvero pensate che tutto ciò non interagisca cole senso delle scelte assunte nei sistemi d’istruzione? Il latino serve a un medico per le ricette e i termini latini o perché fornisce flessibilità e eleganza di ragionamento e creatività? E il laboratorio scientifico? E gli integrali? E lo studio delle subordinate? E la comprensione dei ragionamenti metafisici? A che serve la filosofia (è la nona domanda ad esempio)? A citare qualche aforisma in una cena o a suggerire strumenti di comprensione di un mondo variamente complesso? E come modulo la presenza o l’eliminazione di due ore di italiano alle medie? Relazione tra utilità e tempo. Quante ore? E perché? Le ragioni di queste domande non siano di natura economica anche se con l’economia dovranno confrontarsi necessariamente.

Le risposte? Cerchiamole insieme tenendo presente che lo stato della scuola adesso non è un monolite ma è altamente frammentato e discontinuo da luogo a luogo e che anche le condizioni attuali della ricerca educativa in Italia sono drammatiche. Dobbiamo essere consapevoli che per agire nel lungo periodo, quello dell’educazione, va ripristinato un circolo di condivisione e confronto tra paese, politica, teoria e prassi delle scelte che investono il mondo educativo incentrato sull’approfondimento e sull’analisi specifica. Evitando superficialità, posizioni di parte, slogan o ideologie.

Se no qualunque scelta rimarrà inefficace.