Come contrastare la dispersione scolastica? L’autore espone quelle che secondo lui sono le strategie da mettere in atto per contrastare la dispersione scolastica nel primo biennio della secondaria di secondo grado. di Walter Moro* da Education 2.0, 30.4.2013 L’abbandono precoce della scuola che si registra nell’obbligo d’istruzione, in particolare nell’arco che va dagli 11 ai 16 anni, e che investe da un lato la scuola secondaria di primo grado e dall’altro il primo biennio della secondaria superiore, è uno dei nodi non risolti della politica scolastica del nostro paese. In questo arco di tempo il nostro sistema scolastico perde oltre il 20% degli studenti provenienti in generale da strati sociali deprivati culturalmente e socialmente. È sconfortante osservare che, a 50 anni di distanza dalla famosa “Lettera a una professoressa” di Don Milani, in cui si denunciava che il “principale difetto della scuola italiana sono i ragazzi che ancora disperde”, la sfida di avere una scuola capace di “dare di più a chi ha di meno” non è stata ancora vinta. È questa, però, il traguardo principale che il nostro paese deve raggiungere: avere un sistema di istruzione dell’obbligo capace di combattere le disuguaglianze e di garantire il successo a tutti gli studenti.
L’obiettivo dovrebbe essere quello di azzerare la dispersione, di
“rimuovere gli ostacoli” che limitano di fatto “l’uguaglianza dei
cittadini,” che “impediscono il pieno sviluppo della persona” (art.
3 della Costituzione). Il problema però è come combattere la dispersione scolastica per garantire una effettiva uguaglianza formativa. Qui si tratta di mettere in atto una strategia capace di rimuovere le principali cause della dispersione in un arco di tempo breve. Questo è possibile?
Per rispondere a questa domanda è necessario prima di tutto partire
da un dato incontrovertibile: il nostro sistema di istruzione,
soprattutto della secondaria di secondo grado, così com’è oggi
organizzato, genera un tasso di dispersione molto elevato.
Il dato è ancora più allarmante, se si pensa che la nostra scuola
secondaria produce dispersione nonostante l’innalzamento
dell’obbligo di istruzione introdotto con la legge n. 296 del 2006 e
rimane quindi sostanzialmente una scuola classista in cui permane
radicata l’idea gentiliana che la secondaria di secondo grado deve
essere una scuola selettiva. Per capire come è possibile combattere la dispersione e su quali aspetti intervenire per garantire effettive opportunità di apprendimento, è necessario focalizzare l’attenzione sullo snodo del primo biennio della secondaria. In particolare è importante riflettere sulla necessità di rendere concreto e reale l’assolvimento dell’obbligo d’istruzione fino a 16 anni.
Il problema dell’assolvimento dell’obbligo scolastico va, senza
dubbio, collocato all’interno di un quadro più ampio e complesso,
che riguarda la necessità di una riforma organica della secondaria
di secondo grado, rimasta ancora oggi sostanzialmente organizzata su
un impianto didattico ordinamentale del 1923, voluto dall’allora
Ministro dell’Educazione Giovanni Gentile. Anche il recente intervento di riordino, messo in atto con la Legge n.133 nel 2008 dal governo di centro-destra, si configura come un puro intervento di razionalizzazione del sistema. Infatti sono state tagliate tutte le sperimentazioni messe in atto per via amministrativa negli ultimi 20 anni.
Il riordino manca di una visione sistemica di cambiamento organico
della secondaria; l’impianto attuale è rimasto organizzato su
quattro macro-ordinamenti: licei (suddivisi al proprio interno in 5
diversi indirizzi), Istituti tecnici, Istituti Professionali e
Formazione Professionale gestita dalle Regioni.
Oggi, se vogliamo avere un sistema competitivo capace di rilanciare
la crescita del paese, c’è bisogno di un sistema di istruzione
unitario, che tenga insieme istruzione, formazione e lavoro che sia
in grado di allargare le opportunità di apprendimento dello
studente. Quindi la sfida più importante per il nostro paese è quella di puntare a costruire un sistema di istruzione e di formazione capace di garantire a tutti gli studenti reali opportunità formative, fornendo a tutti la possibilità di acquisire una solida e unitaria cultura generale di base per poter esercitare il diritto fondamentale di cittadinanza attiva e responsabile. Sul terreno dell’unitarietà il primo biennio della scuola secondaria gioca un ruolo decisivo. Infatti, uno dei pilastri della legge che innalza l’obbligo d’istruzione afferma che il primo biennio non è solo finalizzato a garantire l’assolvimento formale dell’obbligo di istruzione, ma ha anche il compito di essere formativo, cioè di sviluppare un insieme di conoscenze e abilità capaci di fornire allo studente le competenze di base necessarie per essere un cittadino attivo.
Il biennio della scuola secondaria è oggi lo snodo strategico per
tutto il sistema di istruzione, perché è il momento conclusivo del
percorso dell’obbligo di istruzione: è in questo momento che lo
studente fa le proprie scelte future. Inoltre, oggi, il primo
biennio della secondaria di secondo grado è l’anello più debole del
sistema di istruzione, in quanto è nella fascia tra i 14 e i 16
anni, nel momento del passaggio delicato dalla preadolescenza
all’adolescenza, che si registra il più alto tasso di dispersione
scolastica. • il 13% degli studenti evade la scuola; • uno studente, una volta bocciato, abbandona definitivamente il sistema scolastico; • secondo l’ISTAT sono 2 milioni i giovani tra i 15 e i 24 anni che non sono né a scuola, né al lavoro; • ancora tra gli alunni stranieri si registra un tasso di dispersione vicino al 45%.
L’aspetto da evidenziare è che l’abbandono che si registra nel primo
biennio si proietta su tutto l’arco della scuola secondaria, dove
più di un quarto degli studenti – parliamo di 25 studenti su 100 –
non raggiunge né una qualifica, né un diploma. La domanda da farsi, a cui è ormai urgente trovare una risposta, è: cosa è necessario fare per abbattere la dispersione e rendere effettivo l’assolvimento dell’obbligo di istruzione che non si traduca in una semplice operazione formale? Sono tre le linee d’intervento che riteniamo fondamentali per ridurre la dispersione.
1. Bisogna fare in modo che il primo biennio della secondaria
diventi effettivamente orientativo in senso formativo. Per questo è
necessario che la scelta orientativa dello studente non avvenga più
nella scuola media, come avviene ancora oggi, perché la scuola media
non è più, dopo l’innalzamento dell’obbligo, il termine del percorso
d’istruzione. Per questo motivo la scelta definitiva dell’indirizzo
da parte dello studente dovrebbe essere spostata nel corso del primo
biennio, in particolare durante il primo anno della scuola
secondaria.
2. Bisogna garantire a ogni studente il raggiungimento di una soglia
equivalente di conoscenze, abilità e competenze al termine del primo
biennio, e per questo è necessario agire sugli orari delle
discipline e sul piano didattico degli ordinamenti, in modo da
rendere coerenti i quadri orari riferiti all’area generale
dell’Istruzione con uno zoccolo di saperi comune a tutti i bienni
dei Licei, degli Istituti Tecnici, degli Istituti Professionali. 3. Il terzo terreno su cui bisogna agire con la massima urgenza è quello del rinnovamento della didattica, rimasta sostanzialmente gentiliana, basata soprattutto sulla lezione frontale, nonostante il regolamento sull’obbligo di istruzione (il D.M. 139/07) introduca, in coerenza con le indicazioni europee, una didattica incentrata sulle competenze che mette al centro l’apprendimento e la didattica laboratoriale. La sfida è quindi quella di accentuare la dimensione formativa e orientativa del primo biennio; di puntare sulla rimotivazione, sul recupero, sul potenziamento delle competenze di base, dove le discipline di indirizzo siano effettivamente orientative, di assaggio, quindi non selettive. Nel primo biennio è necessario puntare su una didattica che valorizzi la manualità, l’operatività e che sia alla base del recupero che sa progettare e tenere insieme il sapere essere con il sapere e il saper fare. Questo rinnovamento richiede un forte investimento sui Dirigenti scolastici e sulla formazione degli insegnanti, fornendo loro gli strumenti e le strategie adeguate per attuare una didattica centrata sulle competenze e sull’apprendimento.
Se vogliamo davvero abbattere la dispersione azzerandola, è
necessario che gli insegnanti e i Dirigenti facciano un salto di
qualità pensando all’obbligo di istruzione non come un’occasione per
selezionare, ma come un’opportunità per recuperare, potenziare e
sviluppare le competenze di base, di cittadinanza di tutti gli
studenti. • Il biennio, tra ideologia e realtà, di Gian Carlo Sacchi • VIDEO – Marco Rossi-Doria: scuola e dispersione. Quali sono i numeri sulla dispersione scolastica? È un problema che esiste ancora nella scuola italiana? Marco Rossi-Doria, ex Sottosegretario presso il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca risponde alle domande di Carlo Nati e Linda Giannini per Education 2.0. • VIDEO – Marco Rossi-Doria: scuola e dispersione/2. Quali interventi "ordinari" possono essere programmati nelle scuole dove il fenomeno della dispersione assume una maggiore rilevanza statistica? Marco Rossi-Doria, ex Sottosegretario presso il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca risponde alle domande di Carlo Nati e Linda Giannini per Education 2.0. • VIDEO – Marco Rossi-Doria su dispersione scolastica e lifelong learning. I dati relativi alla dispersione scolastica prendono in considerazione la frequenza degli alunni? Quali sono le politiche del governo in tema di lifelong learning? Marco Rossi-Doria, ex Sottosegretario presso il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca risponde alle domande di Carlo Nati e Linda Giannini per Education 2.0.
*Walter Moro |