Scuola, Comuni e Province senza soldi.
"Un giorno di lezione in meno e licei chiusi"

Per ora sono singoli casi, ma denunciati con forza dall'Associazione degli insegnanti e dal presidente dell'Anci: per i tagli in alcune province si allungano i tempi per chiudere il sabato. E gli Istituti musicali sono ormai senza fondi

di Salvo Intravaia la Repubblica, 21.4.2013

Enti locali in procinto di abbandonare la scuola al proprio destino? Forse tre singoli casi isolati non costituiscono una prova ma sicuramente un indizio di forte disagio che nei prossimi mesi potrebbe aggravare la già pesante situazione economica in cui sono costrette ad operare ogni giorno. L'ultima denuncia in ordine di tempo è quella lanciata questa mattina dall'Anief - l'Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione - che parla di "province a corto di soldi", secondo cui alcuni enti locali invitano i dirigenti scolastici a optare per la settimana corta.

"A Savona - denuncia Marcello Pacifico - già è stato chiesto a tutti i dirigenti scolastici di non svolgere lezioni il sabato". Il motivo è presto detto: "Scarseggiano i fondi che lo Stato fornisce agli enti locali per il pagamento delle utenze". In altre parole, le scuole superiori del savonese potrebbero avere difficoltà perfino a collegarsi ad internet o ad accendere la luce in classe se la provincia non dovesse più farcela a pagare le bollette. "Come può dire - si domanda Pacifico - ad un liceale di rimanere a scuola otto ore per studiare matematica, latino e greco, perché così lo Stato risparmia sulle bollette?".

"Occorre opporsi - conclude il presidente dell'Anief - a questa deriva, ne va di mezzo la qualità dell'istruzione pubblica italiana". Alla denuncia di pacifico si aggiunge quella del presidente dell'Anci (l'Associazione dei comuni italiani), Graziano Delrio, che avverte: "Gli istituti superiori di studi musicali sono a rischio chiusura". Anche in questo caso si tratta di una questione di pecunia. Delrio ricorda che tali istituti - 21 in tutto il territorio nazionale - "a seguito" di una legge del 1999, "sono stati equiparati in tutto ai conservatori tranne che per la provenienza dei finanziamenti che continuano ad essere assicurati esclusivamente dagli enti locali senza nessun intervento da parte dello Stato".

E adesso che la situazione si è aggravata la gestione di questi istituti pesa, e non poco sulle casse dei Comuni. Delrio ha inviato al ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, una lettera chiedendo "un incontro urgente per avviare un percorso di riordino condiviso per i 21 istituti superiori di studi musicali". "L'Anci - spiega il suo presidente - ha più volte sollecitato i competenti organi istituzionali chiedendo un intervento, sia dal punto di vista finanziario che normativo, onde evitare che tali istituti rischino il commissariamento o addirittura la chiusura".

Una richiesta, quella degli enti locali che battono cassa nei confronti dello Stato, che ormai è sempre più frequente. Lo scorso mese di febbraio l'allarme è stato lanciato dall'assessore del comune di Carpi, Maria Cleofe Filippi, intervenuta in rappresentanza dell'Anci al convegno organizzato ad Ancona dalla Flc Cgil, Cisl Università e Uil-Rua su "L'alta formazione artistica e musicale negli istituti superiori di studi musicali: problemi e proposte". "La situazione è ormai veramente drammatica - a detto l'assessore - e i comuni non sono più nelle condizioni di attendere ulteriormente".

"La pesante situazione economica, i consistenti tagli e i vincoli imposti ai bilanci cui da anni sono sottoposti gli enti locali stanno mettendo in serio pericolo lo svolgimento delle normali attività degli istituti superiori di studi musicali con il rischio sempre più concreto di chiusura". E a farne le spese potrebbero essere, come al solito, alunni e genitori chiamati - attraverso i contributi "volontari" - sempre più spesso a dare ossigeno ad una scuola sempre più in difficoltà per mancanza di denari.