Chi è Maria Chiara Carrozza,
nuovo Ministro dell’Istruzione

di Silvia Micheli, il Giornale di Letterefilosofia 29.4.2013

Maria Chiara Carrozza è nata a Pisa il 16 settembre del 1965. Laureata a Pisa in Fisica ha conseguito il dottorato di ricerca in Ingegneria ed è stata professore ordinario presso la Scuola Superiore Sant’Anna, di cui è stata Rettore dal 2007 al 2013. Numerosi sono gli incarichi che ha ricoperto nel settore della ricerca: esperto scientifico per l’European Research Council (Erc), membro del comitato scientifico del Centro Studi di Confindustria, esperto scientifico del Miur per progetti di ricerca industriale nel campo della bioingegneria industriale, membro di valutazione per tesi di PhD per la Technical University Berlin e per la University of Otago in Nuova Zelanda e altri ancora. Il settore su cui ha concentrato maggiormente la sua attività di ricerca è stato quello della bioingegneria della riabilitazione, per il quale ha lanciato anche il progetto Iuvo, teso a realizzare un sistema robotico per migliorare la funzionalità degli arti inferiori.

Politicamente parlando, la Carrozza è stata eletta alla Camera alle scorse elezioni con il Partito Democratico: una candidatura fortemente voluta dall’ormai ex segretario Pierluigi Bersani, che ha inserito il suo nome tra quelli delle “quote nazionali”, cioè quelle candidature di eminenti personaggi della cultura e delle professioni che non sono state stabilite attraverso le primarie. Presidente del Forum Università e Ricerca del Pd, la Ministro ha contribuito in modo determinante alla stesura del documento programmatico che il Partito Democratico ha presentato nell’ultima campagna elettorale.

Una proposta programmatica che mira a «fermare il calo dei docenti, rilanciare il programma Erasmus, aumentare le borse di studio, rilanciare i dottorati di ricerca e la ricerca scientifica, incrementare i finanziamenti pubblici agli atenei e abolire quelli alle università telematiche, rivedere la riforma Gelmini». Uno dei punti più importanti del documento è infatti la revisione della riforma Gelmini, attraverso una intervento sulla governance degli atenei (il programma parla di misure atte a creare una «vera responsabile autonomia degli atenei»), sul reclutamento, sul «necessario» superamento del centralismo ministeriale e della «pesantissima» tutela del Ministero dell’economia. Quanto alla spinosa questione dei finanziamenti, a fronte del taglio di circa 300 milioni al Ffo del precedente governo Monti, si parla di un ripristino del Ffo 2013 ai livelli dell’anno precedente e una sua assegnazione in quote crescenti in base a criteri valutativi, tesi a premiare il merito nella didattica e nella ricerca.

Merito e ricerca sembrano essere le parole chiave della linea della nuova Ministro, che nel primo giorno del suo mandato ha dichiarato: «Dobbiamo aiutare i più meritevoli a studiare secondo i dettami della Costituzione, dare fiducia ai ricercatori e offrire nuove motivazioni a tutto il corpo insegnante». Parole che giudicheremo solo dopo aver visto i fatti: di matasse che il Ministro dovrà sciogliere ce ne sono parecchie. Una per cominciare: il Tfa verrà attivato anche quest’anno dal Miur o no? L’estate si avvicina e, in questo periodo, l’anno scorso già si parlava di test preliminare.