DIRITTO DI CRONACA

L’ex baby-rettrice Carrozza
“La scuola salverà l’economia”

Arriva dall’università: “La mia priorità è ridare dignità agli insegnanti”

Flavia Amabile La Stampa, 28.4.2013

roma
È emozionata, e non lo nasconde Maria ChiaraCarrozza, alla sua prima esperienza nel mondo politico e subito catapultata alla guida del ministero dell’Istruzione per il suo curriculum di grande ricercatrice esperta in robotica e poi per due mandati rettore della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Quando il Pd aveva proposto di lottare contro i baroni nelle università mandandoli in pensione a 65 anni e non a 72 - dietro c’era lei, allora 45 anni, rettore più giovane d’Italia e alla guida anche di uno degli atenei di punta del nostro Paese. Chiedeva uno «choc generazionale», un ricambio in quel mondo e fece scalpore che a farlo fosse lei, una della casta dei rettori che in genere quella poltrona tendono a conservarla il più a lungo possibile. Ora di anni ne ha 47 ed è stata di parola: ha lasciato la sua poltrona per candidarsi nelle liste del Pd. Eletta alla Camera ha dato le dimissioni dall’incarico precedente ed è passata alla sua nuova vita.

Da ieri è ministro per l’Istruzione. Quale sarà il suo primo atto?

«Ancora sono nella fase dell’emozione, ho ricevuto da poco la notizia, mi sto organizzando mentalmente. Lavorerò certamente per la scuola. Ne conosco i problemi, ho verificato che soprattutto c’è bisogno di investimenti mirati, non solo di risorse usate in modo vago. È necessario capire dove e come usarle. Sento forte la responsabilità di questo ruolo in questo momento difficile».

La sua pagina Facebook già pochi minuti dopo l’annuncio era stata riempita di complimenti ma anche di una richiesta molto precisa. Le hanno chiesto di restituire «dignità» ai professori.

«È uno dei miei obiettivi. Lo sento dentro, è un obiettivo anche personale. Gli insegnanti svolgono un ruolo importante sul territorio, sono i nostri ambasciatori. Se l’Italia è stata unita è anche grazie ai professori che hanno fatto studiare gli italiani sugli stessi testi. I professori sono uno straordinario elemento di coesione sociale».

Eredita un ministero che ha ricevuto nell’ultimo anno e mezzo una forte rivoluzione digitale. Andrà avanti lungo questa strada?

«Conosco bene Francesco Profumo, rispetto il suo obiettivo e quello che ha fatto perché penso che sia un processo ineludibile ma se poi le scuole non funzionano è inutile pensare alla rivoluzione digitale. C’è sempre stato un problema di fondo sui cui bisogna essere equilibrati senza fare troppi proclami ma cercando di lavorare per far funzionare le scuole a partire dall’edilizia scolastica che è un problema di enorme importanza».

Quando inizierà a lavorare troverà molti problemi sul tappeto, dal concorso ai precari, al Tfa. Che cosa farà?

«Voglio prima parlarne con Profumo e con le persone che hanno lavorato a queste tematiche. Non è mia abitudine entrare a gamba tesa. So bene che sono dei problemi da affrontare ma ho bisogno di capire per dare risposte di responsabilità».

Che cosa le ha detto il presidente Enrico Letta nell’affidarle l’incarico? Che cosa si aspetta da lei?

«Dobbiamo ancora parlarci con calma. Siamo abituati a capirci al volo, senza bisogno di troppe parole. So che si aspetta equilibrio e capacità di mediazione».

Gran parte dell’Italia chiede che la scuola torni ad avere un ruolo centrale nella politica del governo.

«Mi auguro che ci sarà attenzione per la scuola. Ce n’è davvero un gran bisogno. Il ministero dell’Istruzione, della Ricerca e dell’Università, però, è fondamentale nel far ripartire le speranze del Paese. Con spirito di servizio metto a disposizione la mia esperienza per convincere gli italiani che l’istruzione e la conoscenza sono pedine fondamentali per la ripresa culturale ed economica dell’Italia. Dobbiamo aiutare i più meritevoli a studiare secondo i dettami della Costituzione, dare fiducia ai ricercatori e offrire nuove motivazioni a tutto il corpo insegnante. Dobbiamo dare forza e prospettive alle imprese, costruendo un Paese che individui grandi aree di investimento, di ricerca, di innovazione nell’industria, nell’agricoltura e nei servizi. Investire nella conoscenza significa investire sul futuro, nell’unica risorsa che non si può spostare altrove per essere prodotta a costi più bassi: è un settore che crea e salva posti di lavoro e questa è la nostra massima preoccupazione»..