"Agenda possibile" e scuola di Girio Marabini Pavone Risorse, 24.4.2013 Il gruppo di esperti nominati dal Presidente Napolitano, ha trattato alcuni argomenti che riguardano più direttamente la formazione e l'istruzione. Per specifica scelta degli estensori non vengono affrontate nel dettaglio ipotesi di intervento sui sistemi educativi; il lavoro si limita a verificare quali misure possono essere adottate nelle scuole per risolvere, nel breve termine, alcune questioni gravi, quali ad esempio l'abbandono scolastico, e per contribuire, nel lungo termine, alla sostenibilità della sanità pubblica. Il documento complessivo denominato "Agenda possibile" va letto nella sua interezza, solo in questo modo possono essere pienamente comprese le parti dedicate alla scuola. Il gruppo di lavoro si è posto infatti un fine preciso, quello di proporre "un elenco ragionato di possibili linee di una futura azione di governo in campo economico- sociale-ambientale". Per ciascuna di tali linee gli esperti indicano "esempi di concreti provvedimenti, che si segnalano per la loro rilevanza e urgenza o su cui è comunque necessario avviare fin da subito una riflessione politica". L'intento è quello di agire sui presupposti per uno sviluppo equo e sostenibile. Non stupisce pertanto che, nell'affrontare temi che riguardano la scuola, l'attenzione venga posta maggiormente sul prodotto piuttosto che semplicemente sul soggetto dell'educazione. L'esigenza espressa infatti è quella di dotare l'economia e la società di un "capitale umano" di qualità per sfruttare appieno le nuove tecnologie, per favorire l'innovazione e l'aumento di produttività; "migliorare le performance dei sistemi di istruzione e formazione è fondamentale per assicurare nel medio termine una crescita economica in grado di riassorbire la disoccupazione e la sottoccupazione di cui è afflitto il nostro Paese".
L'approccio e il
linguaggio utilizzati sono dunque quelli della economia. Per tanti anni abbiamo studiato ad esempio come poter migliorare il nostro servizio. Abbiamo anche mutuato dal mondo dell'economia la cultura dei sistemi di qualità. Molti istituti hanno ottenuto anche una certificazione da organismi esterni. Certamente un sistema di qualità può migliorare le performance di una organizzazione scolastica, eppure l'esperienza mi ha insegnato che le maglie sempre più strette di indicatori di qualità, di norme costruite e validate dalla stessa organizzazione o da un "qualcuno" esterno rischiano di condizionare la persona e di soffocarne ogni slancio creativo.
Inoltre il metro
di misura di ogni prestazione in un sistema di "qualità " diventa di
fatto il quanto la prestazione si avvicina o si allontana rispetto
allo standard stabilito e non la qualità della prestazione stessa.
Solo così, a mio avviso, può esplicitarsi in maniera compiuta la stessa professionalità dei docenti e la libertà di insegnamento.
Per l'efficienza
dei processi di insegnamento -apprendimento (chiamiamola "qualità
possibile") basterebbe semplicemente saper creare una atmosfera di
ordine, di serietà,di serenità, di rispetto reciproco. Il problema dei finanziamenti alla scuola statale resta sullo sfondo: occorrono risorse adeguate per garantire il tempo pieno, per diminuire il numero degli alunni per classe, per migliorare le attività di recupero ecc... La dispersione scolastica infatti è un problema reale che ha un costo economico e sociale notevole. Le scuole (superiori e medie) per le attività di recupero, spendono cifre considerevoli nonostante l'utilizzo di tutti gli artifici organizzativi possibili, quali la sospensione delle lezioni, la riduzione dell'ora a 50' ecc.. Peraltro i risultati complessivi non sono soddisfacenti: il recupero non è sempre completo e spesso si rischia di perdere di vista il consolidamento ed il potenziamento degli apprendimenti degli alunni che possono aspirare all'eccellenza. Del resto come si può pensare ad un recupero serio con 15 ore di corso quando per tutto l'anno scolastico gli alunni interessati hanno lavorato poco e male? Il recupero dovrebbe essere incorporato nelle attività "normali" di insegnamento, utilizzando tecniche e strategie particolari quali il lavoro per piccoli gruppi , l'apprendimento cooperativo e così via.
Tuttavia tali
strategie necessitano di una diversa organizzazione ( si pensi ad
esempio al discorso delle compresenze, del potenziamento del
sostegno ecc...) che non può essere realizzata senza le risorse
necessarie. Le scuole superiori avrebbero inoltre bisogno di
maggiori risorse per potenziare un settore che incontra problemi
oggettivi di attuazione, quello dell'alternanza scuola-lavoro. L' "agenda possibile" pare muoversi verso un recupero delle potenzialità dei giovani: "Far sì che il sistema generi fisiologicamente opportunità di lavoro per tutti, in particolare per i più giovani, è la priorità, anche perché il lavoro vale molto più del reddito che lo compensa. Lo sviluppo economico equo e sostenibile è la via maestra per ottenere questo risultato."
In questo la
politica può svolgere un ruolo importante , dovrebbe però essere
protagonista di una nuova progettualità, di un nuovo patto sociale
che garantisca a tutti, giovani compresi, i diritti civili
essenziali.In questa direzione va , mi pare, la proposta contenuta
nel documento di raddoppiare il fondo integrativo statale delle
borse di studio, a favore degli studenti provenienti da famiglie
meno abbienti. Sono piccoli passi che vanno però nella direzione
giusta. Il documento tra le possibili iniziative di prevenzione propone ad esempio "l'eliminazione dei distributori automatici collocati nelle scuole di cibo e bevande ad alto contenuto calorico". |