Scuola e handicap

Pasquale Almirante, La Sicilia 7.4.2013

L'insipienza di taluni dirigenti scolastici talvolta crea situazioni sgradevoli, come quella che è capitata a una mamma piemontese che si è vista rifiutare l'iscrizione della propria figlia ipovedente, con la incredibile motivazione che non c'era posto nelle aule. Per fortuna ci sono le associazioni che conoscono le leggi e immediatamente è scattata la denuncia, supportata dalla legge che impone alle scuole di non rifiutare l'iscrizione di un disabile; e non solo alle pubbliche ma anche alle private, considerando proprio la particolarità dell'utenza che chiede la frequenza. «Presa di posizione gravissima quella di questo dirigente del Piemonte», dicono infatti le associazioni che difendono i disabili, sottolineando che «nessuna scuola può rifiutare, neppure per motivi tecnico-logistici, l'iscrizione di un alunno con handicap», mentre non si escludono le responsabilità di carattere penale.

Per fortuna qualche giorno è arrivata alla mamma della bambina la telefonata del ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo che rassicurava sulla risoluzione della vicenda. E la signora, commentando le assicurazioni di Profumo, ha replicato: «Finora l'unica cosa che ho in mano è il foglio che nega a mia figlia Marta l'iscrizione alla scuola media. Se adesso le cose sono cambiate me ne rallegro, ma spiace che per ottenere qualcosa che ci spettava di diritto abbiamo dovuto sollevare un polverone». E infatti ciò che meraviglia in tutta questa vicenda è la posizione assunta dal dirigente della scuola che ha trattato un caso particolare, l'iscrizione di un alunno disabile, come normale routine, senza telefonare al competente ufficio scolastico regionale per chiedere consiglio e lumi. Per questo il ministro dovrebbe chiedere conto al dirigente della scuola del suo operato e, se ne riscontra gli estremi, sanzionarlo. Da troppo tempo infatti, per mancanza soprattutto di ispettori (ridotti a poche decine) e di verifiche anche contabili, alcuni dirigenti scolastici vanno all'arrembaggio, anche perché le eventuali sanzioni pecuniarie sono a carico del contribuente, del Miur nella fattispecie, e non in conto delle loro tasche.