Il documento dei dieci ‘saggi’/2.
Decisiva la valutazione

da TuttoscuolaNews, n. 582 15.4.2013

Di scuola, o meglio di livelli di istruzione, il documento dei ‘saggi’ si occupa anche in un paragrafo diverso da quello specificamente dedicato al tema: lo fa nel punto 4.8, il cui titolo è ‘Questione meridionale e questione settentrionale’.

L’”istruzione inefficace”  è citata come una delle cause più importanti della mancata crescita del Paese e soprattutto del Sud, che “riflette i problemi italiani con un fattore di moltiplicazione”. A sostegno di questa tesi vengono portate “le rilevazioni delle indagini internazionali (PISA) e nazionali (INVALSI)” secondo le quali “le competenze scolastiche degli studenti nelle scuole del Sud sono di circa il 20 per cento inferiori a quelli del Nord, pur se il divario si è leggermente ridotto negli ultimi anni”.

Ma per favorire lo sviluppo del Sud “senza rischiare, al tempo stesso, l’inefficacia e la rottura della coesione sociale e territoriale del Paese”, prosegue il documento, “è essenziale agire sulle grandi politiche nazionali, quelle rivolte indifferentemente all’intero territorio, tenendo esplicitamente conto ex ante dei potenziali divari di applicazione”.

Una manovra di questo tipo non può che poggiare, con ogni evidenza, su un articolato sistema di indicatori e su un robusto sistema di valutazione delle performance. “Le politiche pubbliche nazionali, muovendo da una ‘eguaglianza delle opportunità’ offerta a tutte le aree, devono puntare a una ‘convergenza dei risultati’ predisponendo incentivi per i singoli attori (amministrazioni, strutture, dirigenti) a operare con efficienza, insieme a disincentivi/sanzioni per chi opera male”.

In queste poche righe è profilata una precisa strategia di politica scolastica, da costruire a partire dai dati forniti dal sistema di valutazione: la maggiore convergenza dei risultati implica una riduzione dello spread, e quindi maggiore equità, politiche compensative, valutazione delle scuole, incentivi per chi fa bene (dirigenti amministrativi e scolastici), disincentivi e sanzioni “per chi opera male”.

Gli insegnanti sembrerebbero peraltro esclusi da questa operazione di incentivi/disincentivi/sanzioni.

Forse i ‘saggi’ hanno saggiamente pensato che non era il caso di sollevare, almeno in questa sede, una questione così complessa e di difficile soluzione, come mostra una vasta letteratura internazionale.