Come finanziare scuola e cultura? Il Sole 24 Ore, 7.4.2013 La classifica è impietosa ed è solo una delle tante che vede l'Italia soprassata nella gara dell'efficienza dai partner europei. In questo caso brucia ancora di più, visto che il Bel Paese è terra di cultura, arte, archeologia, architettura, desing. E vedersi sorpassare in spesa per la cultura rispetto al Pil da tutti i partner europei (ad eccezione della Grecia) fa davvero male. Per non parlare della scuola: quella pubblica, vanto italiano nei decenni passati ha perso via via smalto e motivazione, mentre quella privata conquista spazi tra le polemica. Che fare, dunque? Lo abbiamo chiesto ai nostri lettori online, con un sondaggio in cui abbiamo chiesto da dove reperire le risorse necessarie per rilanciare gli investimenti in cultura. Escluso a priori il taglio dei costi della politica (troppo facile....) l'attenzione dei navigatori di questo sito si è concentrata in particolare sull'aumento delle tasse su lotterie e giochi d'azzardo. Oltre un terzo dei votanti, circa il 38,7% ha suggerito un prelievo di risorse da questa fonte. Un business che, evidentemente, non incontra il favore del grande pubblico: ogni anno vengono "giocati" circa 80 miliardi di euro, denaro sottratto a migliori e più importanti obiettivi di vita. Da sottolineare l'indicazione per la dismissione del demanio: la vendita delle proprietà dello Stato, spesso inutilizzate o sottoutilizzate, rappresenta un'opzione importante per rilanciare la cultura e sostenere la scuola dal 31,6% dei lettori. Meno gettonate l'aumento delle imposte sulle sigarette (11,5%) o i tagli alle pensioni (7,4%) e alla sanità (4,3%). Scarso il "successo" ottenuto dell'ipotesi di aumentare la tassa di soggiorno per i turisti - consumatori forti di cultura italiana - con il 2,4% di voti, così come l'aumento dei biglietti dei musei (1,4%). |