Scuola: il fallimento Marco Barone, xcolpevolex 6.8.2013 Sul sito della Fonazione Agnelli è stato pubblicato uno studio di Adriana Di Liberto, Fabiano Schivardi, Marco Sideri, Giovanni Sulis, che illustra i risultati di un’indagine sulle capacità manageriali dei dirigenti scolastici (DS) italiani delle scuole secondarie superiori, confrontandoli con quelli di altri cinque paesi industrializzati (Canada, Gran Bretagna, Germania, Stati Uniti, Svezia). La Fondazione Agnelli svolge un ruolo di primo piano nelle politiche decisionali che i governanti tendono ad attuare nel corso del tempo nel settore della scuola e dunque leggere i documenti che in questo sito vengono pubblicati è certamente di grande utilità per meglio comprendere ed anticipare le mosse della politica in tema di scuola. Abbinare un ruolo manageriale a quello del dirigente scolastico, è un qualcosa che dovrebbe mettere i brividi. Ma in realtà ciò è chiaramente in linea con lo scopo della scuola dell'autonomia, che vuole la trasformazione della scuola pubblica in scuola azienda, scuola della concorrenza. Questa ricerca evidenzia che ad oggi il ruolo manageriale dei dirigenti scolastici italiani è a dir poco disastroso.
Si afferma in prima battuta come il ruolo del dirigente manager è
fondamentale anche per la performance dello studente, concorrenza,
indipendenza, responsabilità sono i punti cardini della scuola del
futuro, che vuole il sistema del capitalismo. Per raggiungere questi
scopi, gli autori dello studio affermano che “Sistemi scolastici in
cui le scuole godono di autonomia gestionale, in cui competono per
gli studenti e sono premiate o penalizzate a seconda dei risultati
degli studenti, tendono a generare livelli di apprendimento
superiore rispetto a quelli centralizzati. Tuttavia, questo
principio vale solo in presenza di una infrastruttura istituzionale
ben funzionante, senza la quale gli effetti della decentralizzazione
potrebbero essere negativi”. Dunque sistema di premialità per le
scuole migliori, di penalizzazione per le peggiori, stesso discorso
per i docenti e personale della scuola. Il punto critico è sempre lo
stesso, cosa vuol dire migliore e peggiore? Quali criteri? Chi
decide i criteri? Ovviamente questo studio non deve stupire, è questa la direzione che ha intrapreso la scuola azienda, concorrenza, premialità, penalizzazione, egoismo e profitto e l'Invalsi che avrà un ruolo centrale nel nuovo Servizio Nazionale di Valutazione altro non farà che perfezionare questo obiettivo. C'erano una volta i vecchi presidi, certo, si dirà, forse erano autoritari, però ben conoscevano la scuola, vivevano la scuola, si immedesimavano nella scuola, la scuola non è fatta di bilanci, economie e profitto, la scuola è altro e quella italiana è stata sempre all'avanguardia rispetto a quella di altri Paesi occidentali, ma la cultura, il sapere critico, non deve essere più un bene comune da coltivare e per tutti, no, deve essere un lusso a favore di pochi. La scuola azienda i dirigenti scolastici manager, i docenti come operatori di servizio, gli studenti come utenti, insomma stiamo distruggendo il futuro. Eppure la crisi del sistema vigente ben dovrebbe insegnare che il modello sociale economico esistente è un fallimento, ma si insiste in queste politiche fallimentari in un masochismo tutto italiano. |