Riforma pensioni: incontro quota 96 decisivo
per tutti non solo per scuola. Ma è andato male. Motivi

Domani la commissione Bilancio della Camera dei deputati si riunisce per discutere della questione dei quota 96. Ma la riforma delle pensioni sembra avere ancora tempi lunghi.

Lorenzo Pascucci, webmasterpoint, 2.8.2013

AGGIORNAMENTO: Come avevamo previsto è stato un nulla di fatto, almeno secondo le prime indiscrezioni. Ed è stato un nulla di fatto causato proprio dal sapere che quota 96 poteva essere una scintilla per la riforma di tutto il sistema previdenziale. Secondo quanto trapelato, ma aspettiamo anche conferme, le forze politiche preferiscono aspettare la riforma generale della Legge Fornero che si dovrebbe tenere a ottobre. Anche se questa ipotesi abbiamo espresso già diversi dubbi.

Quella di oggi potrebbe essere la scintilla per la riforma delle pensioni. La commissione Bilancio della Camera dei deputati si riunisce per discutere della questione dei quota 96. L'organismo parlamentare è chiamato a verificare la compatibilità finanziaria ovvero a preparare una relazione tecnica sulla proposta di legge 249 sugli esodati del comparto scolastico. Relatrice del provvedimento è Manuela Ghizzoni del Partito Democratico, che punta a correggere la tempistica dell'andata in pensione da anticipare al 31 agosto, visto che l'anno di riferimento della scuola non è l'anno solare ma, appunto, quello scolastico.

In questo contesto non è passata la circolare del Ministero della Funzione Pubblica, emessa d'intesa con l'INPS e i Ministeri del Lavoro e dell'Economia, con cui è stato dato il via libera al pensionamento dei lavoratori in esubero della pubblica amministrazione facendo riferimento alle regole precedenti a quelle stabilite con la riforma Fornero. Il provvedimento fa parte del pacchetto della spending review del governo Monti, composto anche dai decreti sulla decurtazione degli organici per 9 ministeri, 21 enti di ricerca, 20 enti pubblici non economici, 24 enti parco nazionali, INPS ed ENAC.

Da parte sua, il governo Letta scommette sulla flessibilità ovvero sul lavoratore l'opportunità dell'uscita anticipata in cambio di una riduzione proporzionale dell'assegno da ricevere. Secondo lo schema elaborato da Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro alla Camera dei deputati, nel caso di pensionamento effettivo a 62 anni si applicherà la percentuale di riduzione pari all’8%. A 63 quella del -6%, a 64 anni del -4%, a 65 del 2%. A 66 anni, invece, non ci saranno bonus o malus. Dopodiché scatteranno gli incentivi secondo questo schema: a 67 anni +2%, a 68 anni +4%, a 69 anni +6%, a 70 anni +8%.