I conti non tornano di P.A. La Tecnica della Scuola, 8.9.2012 «Entreranno in ruolo 11.892 insegnanti», ha annunciato Profumo al termine del consiglio dei ministri del mese scorso, con cui veniva autorizzato il concorso a cattedra; e largo ai giovani. Tuttavia lentamente si capisce che qualcosa non funziona. E infatti nel meccanismo concorsuale, di cui si incomincia lentamente a capire qualche ingranaggio, ci sono degli aspetti singolarmente contraddittori che manderebbero a gambe all’aria tutti gli annunci del ministro, a cominciare di quel largo a i giovani e alle loro speranze, mentre sullo svecchiamento ci si accorge che la nostra scuola invecchia sempre di più, ministra Fornero autorizzando. Ormai dunque appare chiaro che quei famosi 11.892 posti saranno spalmati in tre anni, nel senso che ai vincitori del fatidico concorso saranno assegnate le cattedre a cominciare dal 2013/14 e fino 2015/16 e nell’ordine di circa 4mila posti l’anno, poco più poco meno; ma altrettanti dovrebbero pure essere assegnati, e sempre nell’arco di tre anni, alle GaE in base alle legge appunto che prevede la suddivisione dei posti liberi tra concorsi e graduatorie, con la differenza che nelle liste di attesa abbiamo elenchi di oltre 180mila persone. Praticamente dunque quegli 11.892 posti, come mormorano indignati i sindacati della scuola, sono briciole su cui appare offensivo e provocatorio parlare di cambiamento della scuola dal momento che la loro distribuzione in tre anni non colmerebbe affatto la sete di stabilizzazione e di lavoro del personale precario. Ma c’è di più. Considerato che al concorso potranno partecipare solo i già abilitati, che senso ha avuto implementare le preselezioni dei Tfa? La prima sfornata infatti dei circa 30 mila abilitati Tfa si avrà il prossimo anno (in primavera?), mentre il bando di concorso a cattedra è previsto per il prossimo 24 settembre e al quale quindi costoro non potranno partecipare, ma non potranno parteciparvi nemmeno l’anno venturo, visto che i posti disponibili, quegli 11.892, sono spalmati in tre anni. Per quali cattedre dunque si abiliteranno? A cosa è servito allora spendere quella marea di soldi per fare abilitare i giovani neolaureati, mentre altri 20mila sono provvisti di abilitazione, ma non sono inseriti nelle GaE, e un esercito di non abilitati insegna già da parecchi anni come ha denunciato l’Adida? Contestualmente, e lo diciamo per quell’agguerrito manipolo di docenti della “Quota 96”, la ministra Fornero ha bloccato le uscite dalla scuola, creando un imbuto pauroso su cui dovrà esprimersi, così come richiesto dal Giudice del lavoro di Siena, la Corte costituzionale, e che al momento non libera posti né dà speranze. Riassumendo: per chi è stato bandito allora questo concorso? Non certo per i giovani neolaureati sprovvisti di abilitazione, smentendo così le dichiarazioni di Profumo. Esso è dunque valido solo per i già abilitati che però sono già in possesso di una abilitazione ma che dovranno contendersi nell’arco di tre anni un posto su una disponibilità complessiva di appena 3mila posti l’anno, poco più poco meno. Intanto, se corrisponde alla realtà la strutturazione annunciata delle procedure concorsuali, i soldi che si spenderanno per tali operazioni saranno esorbitanti e con i quali forse si poteva pure decidere di fare altro, invece di implementare altre contese, altre contraddizioni e altre incomprensioni tra precari e no e pure giudizi di merito da affidare ai tribunali. |