Greenews

Innovazione a scuola:
è più sostenibile un libro o un tablet?

Veronica Ulivieri La Stampa, 14.9.2012

Il Ministro dell’Istruzione Francesco Profumo ha annunciato nei giorni scorsi che, sostituendo nelle scuole i documenti cartacei con quelli digitali e dotando ogni classe di un pc e ogni insegnante – per adesso solo del Sud – di un tablet, si risparmieranno 30 milioni di euro. Una cifra importante, anche se non risolutiva della crisi in cui versa la scuola. Ma soprattutto una scelta in direzione della sostenibilità, si direbbe a prima vista. Via la carta, responsabile del taglio di migliaia di alberi, e porte aperte alla tecnologia, pulita e a zero emissioni. La questione, però, è un po’ più complessa: se si vanno ad analizzare i processi di approvvigionamento delle materie prime, la produzione e lo smaltimento di un libro e di un tablet, l’aura “eco-friendly” che circonda i dispositivi digitali si ridimensiona drasticamente. E la scelta su quale sia la parte in causa più rispettosa dell’ambiente si fa ardua.

Gli studi sull’argomento sono ancora pochi, ma contengono alcuni dati importanti. Secondo una ricerca della società di consulenza ambientale Cleantech citato dal Washington Post e ripreso dal giornale on line PianetaEbook.com, la produzione di un libro, incluse le fasi di trasporto, comporta emissioni di Co2 pari a 7,5 kg, un iPad ne richiede 130. Se è vero che, al ventitreesimo eBook abbiamo ammortizzato le emissioni, bisogna tuttavia considerare che cosa succede nella fase post-consumo. Il libro può avviarsi facilmente al riciclo: “La carta – spiega il direttore generale di Assocarta Massimo Medugno – è il materiale più riciclato d’Europa. L’Italia è al terzo posto dopo Germania e Spagna, con una percentuale del riciclo che nel 2011 è stata pari al 55,2%”. In media, cioè, in un caso su due l’industria cartaria utilizza carta da macero e non fibra legnosa di prima mano. Con possibilità di miglioramento ancora importanti, legate a significativi risparmi e benefici ambientali per la collettività. “Basti pensare – continua Medugno – che dal 1999 al 2011, con la sola raccolta urbana della carta, sono state evitate 250 discariche, 25 solo l’anno scorso”.

Più critico il processo di smaltimento dei rifiuti elettronici (RAEE), in cui rientrano anche i tablet: “Delle 900.000 tonnellate di RAEE che si stima siano state prodotte in Italia nel 2011, solo 260.000 sono entrate nei circuiti di raccolta e trattamento”, spiega la ricercatrice dell’ENEA Laura Cutaia. La parte restante, oltre il 70%, è stato smaltito in maniera errata, impropria e anche illegale: “In alcuni casi i piccoli elettrodomestici sono stati magari gettati nell’indifferenziato e sono arrivati in discarica, ma molto più spesso sono stati trasferiti nei Paesi in via di sviluppo, o sotto forma di apparecchi di seconda mano o attraverso canali illegali di esportazione dei rifiuti. Qui i RAEE vengono trattati per estrarre le componenti più preziose, con tecniche molto rudimentali peraltro dannose per le persone e per l’ambiente”.

Risalendo il ciclo di vita del prodotto, anche il processo di produzione pone degli interrogativi: mentre libri e quaderni derivano spesso da carta da macero o da materia prima derivante, sottolinea Medugno, “in quasi il 70% dei casi da foreste certificate”, i dispositivi elettronici sono spesso assemblati nei Paesi dell’Estremo Oriente, in condizioni disastrose sia per i lavoratori che per l’ambiente. Alcuni mesi fa lo stesso New York Times, in una lunga inchiesta, ha denunciato che “i lavoratori che assemblano iPhone, iPad e altri dispositivi spesso lavorano in condizioni dure (...). I problemi sono diversi e riguardano ambienti di lavoro illegali e gravi – a volte mortali – condizioni di sicurezza”. A cui si aggiungono frequenti casi di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi, tramite la falsificazione di documenti.

Un dato può contribuire a completare il quadro: secondo uno studio pubblicato, nel 2010, dallo Swedish Royal Institute for Technology, la lettura di un quotidiano cartaceo può comportare un consumo di anidride carbonica inferiore fino al 20% rispetto alla visualizzazione delle notizie online per circa 20 minuti. Dunque, che fare? La sostenibilità non sta sempre dalla stessa parte. Paradossalmente, poi, secondo una ricerca europea del 2011, condotta da Ipsos per conto del progetto TwoSides, i nativi digitali preferiscono la lettura su carta anziché quella digitale. “Se devo consultare una notizia veloce, meglio farlo on line. Ma se devo invece dedicarmi a un lungo lavoro di concentrazione, anche dal punto di vista ambientale forse è meglio scegliere il supporto cartaceo”, conclude Medugno.