La scuola italiana? Promossa Parola del ministro della Pubblica istruzione: «Quando i nostri ragazzi vanno all'estero sono sempre i migliori», dice Francesco Profumo che difende la sua "riforma del merito": «Capacità e impegno vanno premiati». di Simonetta Pagnotti, Renata Maderna, Roberto Carnero, e Paolo Perazzolo Famiglia Cristiana, 9.9.2012
Per il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo l'anno scolastico
comincia all'insegna dell'ottimismo, nonostante le recenti polemiche
sui prossimi concorsi per i docenti. Il ministro è sereno. In questi
mesi di mandato ha visitato moltissime scuole, da Nord a Sud «per
compensare la carenza iniziale, perché ho fatto per tutta la vita
l'ingegnere e il ricercatore, anche se ho due figli e una moglie
insegnante». Risultato: la scuola italiana è promossa con una
sufficienza piena. C'è bisogno di qualche oliatura, ma non è il caso
di cospargerci il capo di cenere, come succede puntualmente quando
le varie Ocse Pisa ci danno i voti.
«Certamente la scuola patisce delle difficoltà, ma dobbiamo
rapportarci ai numeri. Gli studenti sono 8 milioni. Se non funziona
qualcosa per l'un per cento, si tratta di 80 mila studenti, una
città un po' più grande di Savona, dove sono nato io. Sulla scuola
dovremmo essere più concreti e più sereni».
«Mi limito a indicare alcuni dati. Quando i nostri ragazzi vanno
all'estero, sia durante i percorsi delle scuole superiori sia
durante l'università, sono sempre i migliori. Io credo che il nostro
sistema scolastico sia molto più formativo e meno informativo di
altri. È un valore che dobbiamo conservare».
«Credo ci sia stata una mancanza di governance, dovuta anche a
questo sistema complesso per cui c'è un ministero centrale e una
programmazione fatta invece dalle Regioni, mentre la proprietà degli
edifici e in buona parte della Provincia. Una situazione anomala.
Per questo dico che un'oliatura si può dare».
«La nostra scuola ha poca abitudine a quel tipo di test. Siamo
abituati al temino e non abbiamo il rispetto dei tempi, tant'è che
esistono i fuoricorso. Come è possibile seguire un corso di storia
greca oggi e sostenere l'esame dopo tre anni? È un buon insegnamento
per la sua vita?».
«Ci sono persone per le quali è possibile prevedere un "contratto"
di tipo part-time, perché lavorano, ma con chi fa lo studente e
basta dobbiamo essere rigorosi».
«Credo che effettivamente sia l'anello debole del sistema, per due
motivi: viene a coincidere con un momento delicato come l'inizio
dell'adolescenza e poi è rimasta un ibrido, senza una anticipazione
reale di una scuola più autonoma quale deve essere la scuola
superiore».
«Il Paese ha avuto fin troppe riforme, ma ancora una volta ci vuole
un po' di oliatura».
«È piuttosto un problema organizzativo: i momenti transitori sono i
più difficili perché ancora il nostro Paese ha una limitata capacità
di programmazione. Si comincia a pensare all'istituto in cui ci si
iscriverà troppo a ridosso del momento in cui questo avviene».
«No, immagino che bisognerà prevedere nel triennio della media, se
rimarrà un triennio, un primo anno ancora collegato alla modalità
della scuola elementare e un ultimo vicino a quello che avviene
nella secondaria. Quindi un aggiustamento non solo dei programmi ma
anche della gestione dell'aula e del rapporto coi docenti».
«Sono convinto che sia una riforma prima di tutto per l'Italia.
Purtroppo tutte le volte che ci confrontiamo con cittadini di altri
Paesi abbiamo evidenti difficoltà. Per poter competere bisogna
essere bene attrezzati. E cioè più preparati e capaci di valorizzare
le proprie capacità. Io non amo il termine meritocrazia, ma credo
che la capacità, che è una dote che ciascuno di noi ha dalla
nascita, e l'impegno, che invece dipende dalla nostra volontà,
debbano essere premiati».
«Un segnale molto forte. La scuola ha sempre una grossa presa sul
Paese. Quando i nostri ragazzi vanno a casa e riportano ciò che è
stato loro insegnato a scuola, quello è un messaggio che coinvolge
tutta la comunità, quindi premiare il merito ha un grandissimo
valore, non solo per il singolo. Vedo questa riforma come una specie
di educazione civica».
«Nel nuovo modello ci sarà una maggiore autonomia della scuola e
quindi un maggior coinvolgimento di tutta la comunità e anche dei
genitori. Il modello dell'autonomia è stato già approvato, adesso è
in Parlamento la norma relativa alla governance».
«Un messaggio di fiducia. Stiamo lavorando a una scuola in cui non
siano toccate le risorse per il cuore del sistema che sono gli
studenti, con un processo di rinnovamento che certamente avrà delle
ricadute importanti sulla società». |