Non ci sono soldi per spedire le pratiche:
venite a ritirarle di persona

di R.P. La Tecnica della Scuola, 26.9.2012

E' l'incredibile invito che la Ragioneria territoriale di Parma ha rivolto a tutti gli enti della provincia. Il risultato è del tutto ovvio: i costi per lo Stato aumentano a dismisura.

Se non avessimo letto con i nostri occhi non ci avremmo creduto e avremmo pensato a una delle solite leggende metropolitane.

La direzione della Ragioneria territoriale di Parma ha scritto a tutti gli enti interessati (scuole comprese) per chiedere la loro collaborazione in materia di “ritiro della posta”.
Ma in cosa consiste la collaborazione richiesta?

In tempi di digitalizzazione e dematerializzazione si penserebbe subito alla richiesta di smetterla con le carte e con le buste e di attivare posta certificata, firma digitale, tablet e altre “diavolerie informatiche”.

E invece no.

La Ragioneria di Parma comunica di aver ricevuto precisi ordini dall’alto di risparmiare fino all’osso sulle spese di spedizione e quindi invita tutti gli uffici periferici a recarsi periodicamente presso la sede di via Gramsci 26 C per ritirare la corrispondenza.

Il caso ha quasi dell’incredibile anche perché, a conti fatti, il ritiro manuale della corrispondenza consente certamente alla Ragioneria di risparmiare sulle spese di spedizione ma, ovviamente, moltiplica a dismisura le spese degli uffici che devono recarsi in via Gramsci 26 C a ritirare pratiche, circolari e altri documenti.

Come se gli uffici che hanno a che fare con la Ragioneria non siano pubblici anch’essi.
E’ probabile che, se si fanno bene i conti, i costi si moltiplicano a dismisura: basti pensare che per recarsi a Parma, il dipendente di una scuola di un Comune dell’Appennino deve stare fuori sede tutto il giorno e quindi al costo del mezzo di trasporto (rigorosamente pubblico perché ormai l’uso del mezzo proprio non può più essere autorizzato) va aggiunto anche il costo della “giornata di lavoro” necessaria per ritirare una busta.

Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa la Corte dei Conti.

Ma i rigorosissimi Ministri bocconiani del Governo Monti, queste cose le sanno?