Scuola primaria e nuove Indicazioni: di Giancarlo Cerini ScuolaOggi 16.9.2012
“…le capacità di pensiero e immaginazione
ci rendono umani e fanno delle nostre relazioni qualcosa di
umanamente ricco…”
Certamente le vicende di questi ultimi anni hanno messo a dura prova
la scuola elementare. Ci sono delle ferite ancora aperte, come
quella dell'anticipo, che fa trapelare un'idea precocemente
performativa che “porta via” i tempi di crescita ai bambini. Spesso
prevale una semplificazione nei discorsi pubblici che brucia ogni
argomentazione: pensiamo a come è stato difficile far fronte alle
emergenze del ritorno al maestro unico, alla scomparsa della
compresenza, al ritorno del voto in decimi (Legge 169/2008). Tutto è
avvenuto senza aprire un sincero confronto pubblico. E al di là di
messaggi accattivanti su una scuola più “seria” abbiamo visto
progressivamente affievolirsi l'effettiva disponibilità di risorse
umane, di risorse di tempo, di motivazioni professionali, di un
investimento che non c'è più da diversi anni sulla formazione degli
insegnanti. Questi dati sono emersi nettamente dagli esiti del
monitoraggio con le scuole che ha preceduto la fase di revisione
delle Indicazioni/2007 (CM 101/2011).
La scuola primaria è la scuola degli alfabeti, anzi della lingua che
ci fa uguali; rappresenta la nuova e vecchia frontiera della
cittadinanza (il “pane e grammatica” come mission della scuola
elementare nell’ottocento). Il compito della prima scuola risiede
nell’alfabetizzazione: strumentale, funzionale, culturale. Ma gli
alfabeti oggi sono un mix di vecchi e nuovi alfabeti, naturali,
personali, tecnologici. La sfida è proprio nel tenere insieme il
tema delle competenze (l’apprendimento “non inerte”, secondo la
felice definizione di Piero Boscolo) con la vita dei ragazzi: spesso
questo dialogo non scatta e ciò che gli allievi trovano in classe,
sul banco, appare a volte come una natura morta. Nelle
Indicazioni/2012 si insiste su una più sicura padronanza degli
strumenti alfabetici di base. Si vogliono saperi “essenziali”, si
esplora il “core curriculum”, ma questo non può significare il
ritorno ad una vecchia gerarchia delle materie (quelle importanti e
quelle accessorie), quanto piuttosto a dare la priorità ad alcune
competenze fondamentali, come il saper ascoltare, parlare,
descrivere, raccontare, argomentare, fare ipotesi, comunicare. E
questo si fa attraverso una buona organizzazione del lavoro in
classe, superando la scorciatoia dell’insegnamento tutto “frontale”,
facendo dialogare tra di loro le discipline, mettendo al centro
della vita d’aula la partecipazione costruttiva dei ragazzi. Sono
valori già presenti nel testo del 2007, che vengono ripresi nella
versione del 2012.
La vera novità è rappresentata dalla diffusione degli istituti
comprensivi, con l’emergere del tema del curricolo verticale. La
riscrittura delle Indicazioni (dal profilo del 14enne da condividere
insieme fino agli assetti “in verticale” delle discipline) si ispira
fortemente a questi principi, non in omaggio ad un generico concetto
di continuità, ma per la convinzione che una maggiore coerenza
(compattezza, progressione, unitarietà) del percorso dai 3 ai 14
anni possa consentire di migliorare i livelli di formazione per
tutti.
In questo ritmo verticale della scuola di base si può ripensare
anche al tema della funzione docente, da vedere in termini unitari,
da arricchire nei livelli di formazione (sui saperi, sulla
didattica, sulla relazione) e mantenendo una pluralità di
competenze. La scelta del maestro unico si è rivelata
controproducente. Nella scuola elementare si era costruito un
modello originale, il team docente. Dove ha funzionato e dove non è
stato sottoposto allo stress della frammentazione e della
discontinuità (non sempre colpa del Ministero…) si è rivelato un
efficace modello di collaborazione professionale. La comparsa di
ulteriori specialisti (lingua straniera, religione, motoria, musica,
tecnologie, ecc.) è avvenuta con una logica aggiuntiva ed oggi
subisce i contraccolpi dei “tagli”. Occorre immaginare team
semplici, che gradualmente si arricchiscono e che si avvalgono,
nella dimensione del plesso o dell’istituto di una rete di figure
specialistiche con competenze da mettere a disposizione della scuola
(formazione in servizio, laboratori, compresenze mirate, tutoraggio,
valutazione, ecc.) senza inseguire modelli orari a ”cattedra”.
Sarebbe questa l’idea vincente di un organico funzionale di istituto
(Legge 35/2012) da vivere come arricchimento complessivo della
comunità professionale, che può dare un tono alto alla scuola
primaria e favorire l’incontro con la scuola media.
Dobbiamo comunicare una buona scuola e praticarla con più coraggio.
Essere esigenti con noi stessi, ad esempio ripensando a tutto campo
le condizioni per l’esercizio della funzione docente (gli orari, la
carriera, la formazione “obbligatoria”, la valutazione), mettendo da
parte le deludenti sicurezze di questi anni. (*) Il presente intervento fa parte di una più ampia pubblicazione, curata da G.Cerini assieme ad una cinquantina di altri autori (insegnanti, dirigenti, docenti universitari), sulle parole chiave delle Indicazioni/2012, in forma di abbecedario dei concetti fondamentali: Indicazioni 2012: passa…parola, Homeless Book, Faenza (RA), 2012. (Il testo non è in commercio e può essere richiesto al Cidi di Forlì: cidifo@mclink.it
[1] Secondo il recente rapporto della Fondazione Agnelli sulla scuola media, accreditate ricerche europee segnalano che gli adolescenti italiani sono molto meno motivati verso l’esperienza scolastica dei loro coetanei europei. Un segnale di disaffezione che va colto con molta attenzione (Fondazione Giovanni Agnelli, Rapporto sulla scuola in Italia 2011, Laterza, Bari-Roma, 2011). [2] P.Orefice, S.Dogliani, G.Del Gobbo, Competenze trasversali a scuola. Trasferibilità della sperimentazione di Scuola-Città Pestalozzi, Edizioni ETS, Pisa, 2011. |